2011 Comunicati  22 / 11 / 2011

Il golpe dell’alta finanza


Comunicato n. 86/11 del 21 novembre 2011, Presentazione della B.V. Maria

Il golpe dell’alta finanza che ha colpito la repubblica italiana è stato il degno coronamento dell’indegno 150° anniversario del risorgimento: i padroni sono sempre più i grembiulini stranieri. Tra i tanti articoli pubblicati sull’argomento segnaliamo due scritti.

1) Il golpe dei banchieri: addio sovranità popolare,
di Francesco Mario Agnoli

La fase preparatoria è stata relativamente lenta. Molto relativamente se si considera che si trattava di screditare completamente presso il popolo italiano la maggioranza parlamentare trionfalmente uscita dalle elezioni del 2008 e il governo che ne era espressione.

A furia di bene assestati colpi della speculazione finanziaria sulla Borsa di Milano e soprattutto sui Buoni del Tesoro (il famoso “spread” rispetto ai bonds tedeschi), ci si è riusciti in pochi mesi.

Del resto Berlusconi, per incapacità, incompetenza, obnubilamento senile, priapismo o altro ci ha messo del suo. Esaurita la fase preparatoria, con la promessa dell’ormai ex Berlusca di dimettersi entro sabato 12, l’operazione è scattata con l’efficiente rapidità di una ben oliata macchina finanziaria: mercoledì 9 novembre, nomina a senatore a vita del grande economista Mario Monti, già Commissario Ue, presidente europeo della Trilaterale, membro del Comitato direttivo del Gruppo Bilderberg (una sorta di super-massoneria internazionale), “international advisor” per la banca d’affari Goldman Sachs; giovedì 10, veloce rientro in patria da Berlino del nominato; venerdì 11, intronizzazione del neo senatore fra gli applausi dei colleghi e gli abbracci della Bonino; sabato 12 , il neo senatore già al lavoro nel suo nuovo ufficio di Palazzo Giustiniani (lungo colloquio con Mario Draghi; da poco installatosi a Francoforte alla presidenza della Banca Centrale Europea, pranzo di lavoro e successivo colloquio con un Berlusconi con le valige in mano).

Intanto da tutto il mondo della finanza, delle banche e dell’economia piovono gli elogi per il predestinato a ricevere dalle mani del presidente della Repubblica l’incarico di formare il nuovo governo.

I mass-media concordi lasciano intendere che il presidente Napolitano non vuole nemmeno sentire parlare di altre candidature ( e difatti fra i partiti presenti in parlamento anche Di Pietro si è piegato, il Pdl si appresta a farlo, solo i buzzurri della Lega fermi nel rifiuto).

Il gran capo dell’opposizione parlamentare on. Bersani (dimentico che i suoi antenati del Pci definivano David Rockefeller, fondatore della Trilaterale, “il nuovo Hitler”) annuncia addirittura che a lui e al Pd va bene qualunque governo Mario Monti metta in piedi senza discutere né i nomi dei ministri né i programmi. Insomma una fiducia pronta, cieca ed assoluta. Più autorevole di tutti, se non altro perché l’Italia ha appena accettato (forse in quel momento Berlusca sperava ancora di salvare, piegando la schiena, la poltrona) di sottoporsi al controllo del Fondo Monetario Internazionale, la francese Christine Lagarde, succeduta al suo intemperante connazionale Strauss-Khan nel ruolo di direttore generale del Fondo, ha solennemente rivelato di conoscere bene Mario Monti e di avere per lui “molta stima e rispetto”.

Insomma tutto il mondo economico-finanziario globale all’opera per confondere le idee agli italiani, già adeguatamente rintronati dal brusco passaggio nel giro di pochi mesi da nazione quasi in buona salute nonostante la crisi mondiale a disgraziati colleghi della sventurata Grecia (a sua volta costretta a mettere a capo del governo Lucas Papademos, già vice-presidente a Francoforte della Bce). Si tratta (e l’operazione sta perfettamente riuscendo) di fare passare l’approvazione dei poteri forti come un valido sostituto di quella legittimazione democratica che Mario Monti non ha e non potrà mai avere e addirittura è bene che non abbia, perché, come qualcuno ha scritto pappale papale, la caratteristica essenziale di un governo tecnico e, quindi, anzitutto di chi lo presiede è che non deve rendere conto agli elettori. E pazienza se l’art. 1 della Costituzione attribuisce al popolo la sovranità e il suo esercizio.

Certamente, dato che lo scopo è stato raggiunto e non vi è ragione di continuare a picchiare, almeno per qualche tempo gli italiani saranno (forse) compensati per questa loro (forzata) rinuncia alla sovranità con un migliore andamento della Borsa e un’ulteriore riduzione del famigerato “spread”.

Tuttavia è abbastanza singolare che nell’anno in cui celebra il 150° della sua unità, che, per chi ricorda la storia del Risorgimento, ha poi significato sopratutto l’indipendenza da Vienna, l’Italia abbia accettato il controllo del Fondo Monetario Internazionale, di solito riservato ai poveri paesi africani, e di essere, di fatto, governata non da Roma, ma da Francoforte. Ancora più singolare che avvenga con la benedizione del maggiore promotore e più autorevole protagonista delle celebrazioni centocinquantenarie, l’on. Giorgio Napolitano.

(Fonte: http://www.associazionelatorre.com/2011/11/il-golpe-dei-banchieri-addio-sovranita-popolare/ )

2) Mario Monti, le lobby e i salotti cari al senatore a vita

Il popolo di facebook e twitter si è diviso. Chi vede in Mario Monti, fresco di nomina alla carica di senatore a vita da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’uomo giusto al momento giusto. E chi, al contrario, preferirebbe andare alle elezioni senza veder salire alla guida del Paese l’attuale Presidente dell’Università Bocconi di Milano di cui preferisce ricordare le frequentazioni extra lavorative (o quasi).

Niente che riguardi la sfera personale, ci mancherebbe. Il popolo della rete che twitta di politica è serio e guarda alla sostanza. E nel caso di Mario Monti, la “sostanza” si chiama Goldman Sachs (una delle maggiori banche d’affari de mondo di cui è consulente internazionale), Bilderberg, Trilateral commission e, fino a pochi anni fa, Bruegel. Cosa sono? Salotti, gruppi di lavoro, lobbies. Pochi membri. Ma molto, molto importanti.

Primo tra tutti, Bilderberg. Il gruppo di quelli che contano è formato da 33 persone. Non certo “qualunque”. Partiamo dall’unico membro dell’advisory group: David Rockfeller, il multimiliardario americano a cui si affianca più volte nella veste di “ospite” l’ex segretario di stato americano Henry Kissinger.

Tra gli altri compare, oltre a Monti, un unico italiano, Franco Bernabé (amministratore delegato di Telecom Italia) insieme con altre personalità del calibro di Josef Ackermann (numero uno di Deutsche Bank), Marcus Agius (Presidente di Barclays), Peter Sutherland (Presidente di Goldman Sachs international), Daniel Vasella (presidente della multinazionale del farmaco Novartis), Thomas Enders (amministratore delegato di Airbus Sas).

Questi illustri signori si incontrano una volta l’anno per una tre giorni in giro per il mondo per parlare di “protezionismo”, “imperialismo russo e cinese”, “situazione irachena”, “cyber-terrorismo”, “gestione delle turbolenze finanziarie”. Del resto la peculiarità di Bilderberg, come si legge anche sul sito del “salotto internazionale”, è quella di essere un “piccolo, flessibile, informale e non ufficiale forum internazionale in cui si confrontano differenti punti di vista”.

L’ultimo incontro (il 59esimo, per la precisione) si è tenuto a St.Moritz, in Svizzera, dal 9 al 12 giugno scorso. Tema: le sfide per la crescita. 130 partecipanti. Rigorosamente in forma privata. Lo sa bene Charlie Skelton, giornalista del The Guardian che ha cercato di spiare il meeting, rigorosamente a porte chiuse, in cui si decide “se i cittadini del mondo saranno in salute o felici”. Si è trovato davanti a lenzuola bianche poste a fare da scudo agli ingressi delle sale meeting, finestre oscurate, guardie del corpo ovunque, polizia che non consente a nessuno di avvicinarsi.

La Trilateral Commission, è un’organizzazione fondata nel 1973 da (guarda un po’) David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, e da altri membri di Bilderberg tra cui Henry Kissinger. Conta 170 tra uomini d’affari, politici, intellettuali rigorosamente europei, giapponesi e Nordamericani per “promuovere una cooperazione più stretta tra queste tre aree del mondo” come si legge sulla pagina web.
Monti ne è presidente accanto al vice presidente, Vladimir Dlouhy (Consulente di Goldman Sachs) e a Michael Fuchs, membro del Parlamento federale tedesco.

Ma andiamo avanti. Monti è stato anche il primo presidente di Bruegel, un’altra lobby (o think thank che dir si voglia) belga fondato nel 2005 il cui gruppo di comando è composto da esponenti di spicco di 28 multinazionali e 16 Stati (per l’Italia oggi vi siede Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro).

I loro nomi? Microsoft, Google, Goldman Sachs, Samsung, il gruppo bancario italiano Unicredit, il colosso energetico Gdf, la Borsa di New York (Nyse). Molti coincidono con le poltrone di Bilderberg. Guarda caso.

(Fonte:http://blog.panorama.it/economia/2011/11/10/mario-monti-le-lobby-e-i-salotti-cari-al-senatore-a-vita/ )