2024 Comunicati  16 / 04 / 2024

I cattolici e la questione di Gerusalemme 

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 37/24 del 16 aprile 2024, Santa Bernadetta

I cattolici e la questione di Gerusalemme 

Pio XII seguì con profonda apprensione le sorti di Gerusalemme e di tutti i Luoghi Santi dopo la nascita dello stato israeliano e scrisse due encicliche sulla questione, nelle quali sollecitò uno statuto speciale internazionale per la Città Santa. Col tempo anche i cattolici più conservatori si sono allineati alle posizioni sioniste e hanno rinunciato a rivendicare le richieste della Santa Sede. Il recente articolo che segnaliamo è della dott.ssa Carla Benelli, esperta di archeologia e storia dell’arte della Palestina, responsabile dei progetti culturali dell’Associazione Pro Terra Sancta.

La questione di Gerusalemme

La situazione politica di Gerusalemme Est è unica rispetto agli altri Territori Palestinesi occupati dagli israeliani nel 1967. Dopo l’occupazione, le autorità israeliane l’hanno annessa unilateralmente, dichiarando tutta Gerusalemme una “capitale eterna e unificata” e cambiando gradualmente la sua struttura politica e demografica.
Circa il 40 per cento della popolazione di Gerusalemme, stimata intorno a 970.000 persone, è palestinese. Questi hanno principalmente lo status di “residenti permanenti”, non cittadini. Vivono nella parte orientale della città in condizioni precarie, il 76% al di sotto della soglia di povertà. Alcuni sono a rischio di revoca del permesso di residenza e demolizione delle case. Dal 1967, più di 14.600 palestinesi hanno avuto revocato il loro permesso di residenza, e 100.000 di loro vivono in case costruite senza permessi, che sono quasi impossibili da ottenere.
Gerusalemme Est include anche la Città Vecchia, che copre meno di un chilometro quadrato ed è abitata da circa 37.000 persone, il 90 per cento delle quali sono palestinesi. Gli abitanti sono cresciuti del 120 per cento dal 1967 senza una crescita adeguata dell’edilizia residenziale. La maggior parte degli abitanti vive quindi in condizioni estreme.
Israele giustifica il suo diritto di governare Gerusalemme con la narrazione biblica e, nel 2018, ha rafforzato il concetto approvando una legge in parlamento che stabilisce la natura dello stato come “Stato-nazione degli ebrei”, considerandosi quindi aperto a tutti gli ebrei nel mondo ma affermando l’aspetto etnico e nazionalistico rispetto alle altre popolazioni già presenti.
La prospettiva coloniale sulla città non è nuova. Dopo la sconfitta dell’Impero Ottomano nel 1917, è iniziato il Mandato britannico sulla città, e tutta l’attenzione si è concentrata sulla sua importanza religiosa, ignorando la comunità locale. La guerra arabo-israeliana del 1948 si è fermata ai confini della Città Vecchia, che è stata amministrata dalla Giordania fino al 1967. La monarchia giordana si è presentata come custode dei luoghi santi, sia islamici che cristiani, e ha impedito agli israeliani di entrare nella parte orientale oltre la Linea Verde dell’Armistizio. Da allora, Israele ha gradualmente ampliato il suo controllo nella moderna area di Gerusalemme Ovest e, con la vittoria della guerra del 1967, ha occupato l’intera città, approfondendo la marginalizzazione della comunità palestinese, sia musulmana che cristiana.
I turisti di oggi spesso non sono consapevoli dell’infiltrazione degli insediamenti israeliani persino nella Città Vecchia. Il carattere arabo del luogo è ancora evidente nei mercati, nei colori, nei profumi e nei suoni. Tuttavia, un visitatore attento può vedere bandiere israeliane sventolare dai piani alti e dai tetti o ascoltare le storie di coloro che hanno sentito le pareti delle loro case tremare mentre i coloni scavano tunnel sotterranei per collegare gli insediamenti tra loro e con i luoghi santi.
Il controllo di Israele su Gerusalemme Est ha iniziato ad espandersi principalmente dalle aree più sacre per l’ebraismo. Tuttavia, l’Haram al-Sharif (Spianata delle Moschee), nella tradizione ebraica il Monte del Tempio, è rimasto sotto il controllo delle autorità islamiche giordane. Questo non è stato il caso per il quartiere che si era sviluppato nei secoli di fronte al Muro Occidentale. Per valorizzare il sito, il 10 e 11 giugno 1967, solo tre giorni dopo l’occupazione di Gerusalemme Est, gli israeliani demolirono il quartiere magrebino. Il quartiere comprendeva circa 135 edifici storici e 650 abitanti, che furono evacuati.
Gradualmente, il controllo israeliano si spostò a sud, al di fuori delle mura, nel nucleo urbano più antico di Gerusalemme, fondato nel 3000 a.C. vicino all’unica fonte d’acqua della città, la piscina di Siloe. Qui è cresciuto nel corso dei secoli un quartiere arabo, Silwan, dove vivono oggi 16.000 palestinesi, insieme ai 400 coloni arrivati dopo il 1967. È uno dei quartieri più poveri e densamente popolati e una delle situazioni più drammatiche ed esplosive. L’espulsione lenta e graduale degli abitanti originali è giustificata da scavi archeologici che indagano sull’origine della presenza ebraica, enfatizzata nella “Città di Davide”, un’area archeologica affidata all’associazione di coloni Elad nel 1997. Da allora, le aree destinate agli scavi archeologici sono state ampliate, liberate grazie alle ordinanze di demolizione per gli abitanti palestinesi. (*)
Già da anni ci sono segnalazioni sulla vendita di proprietà del Patriarcato greco ortodosso a investitori israeliani. Il caso di due famosi hotel all’ingresso di Jaffa Gate, venduti nel 2005 all’associazione di coloni radicale Ateret Cohanim, ha suscitato più scalpore degli altri. La comunità greco ortodossa locale si è ribellata tanto da causare le dimissioni del Patriarca lrenaios, considerato responsabile della vendita. Il suo successore, Teofilo III, ha cercato di denunciare la vendita come fraudolenta al tribunale, ma la Jerusalem District Court ha dato ragione ai coloni dopo un processo di 18 anni. Un altro evento recente è l’attacco alle proprietà armene nell’angolo sud-ovest della Città Vecchia. È diventato noto solo pochi giorni fa che la società straniera che ha ottenuto la concessione di 99 anni del terreno dal Patriarcato Armeno è supportata da coloni israeliani. La comunità armena si è ribellata, e il Patriarca ha annullato l’accordo.
L’attenzione in questo periodo è tutta concentrata sulla situazione drammatica della Striscia di Gaza e sugli attacchi alle comunità della Cisgiordania, ma Gerusalemme resta sempre al centro del conflitto.

Articolo di Carla Benelli pubblicato da “Progetti Pro Terra Sancta”, periodo quadrimestrale, n. 1 Aprile 2024.

(*) Nello stesso tempo gli israeliani hanno “ufficializzato” la leggenda della tomba del re Davide sul Monte Sion, collocazione estranea all’epoca biblica, per impedire la restituzione del Cenacolo alla Custodia francescana di Terra Santa, ndr.

Encicliche di Pio XII sulla situazione giuridica di Gerusalemme:
In Multiplicibus Curis (24 ottobre 1948)
https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_24101948_in-multiplicibus-curis.html
Redemptoris Nostri Cruciatus (15 aprile 1949)
https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_15041949_redemptoris-nostri-cruciatus.html