2012 Comunicati  03 / 04 / 2012

Terra Santa – “Crucifige, crucifige eum”

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 35/12 del 2 aprile 2012, San Francesco da Paola

Terra Santa – “Crucifige, crucifige eum”

Il Patriarcato Latino di Gerusalemme ha diffuso un comunicato relativo a una relazione sulla discriminazione e la persecuzione della popolazione arabo-cristiana in Terra Santa.
Gli autori del documento appartengono al Consiglio Ecumenico delle Chiese: noi non siamo ratzingeriani e quindi la fonte non ci piace. Tuttavia il documento ha il pregio di denunciare la repressione israeliana nei confronti dei cristiani palestinesi e l’azione nefasta dei cosiddetti cristiani sionisti (in Italia sono particolarmente attivi alcuni “catto-tradizionalisti” sionisti).
Sull’argomento ricordiamo la nostra Crociata di preghiere per la Terra Santa:

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Le “Chiese” denunciano la condizione dei cristiani palestinesi sotto l’occupazione

Gerusalemme, 25 marzo 2012 (AFP) – In una relazione pubblicata questo fine settimana, il Consiglio Ecumenico delle Chiese (COE) denuncia la difficile condizione dei cristiani palestinesi sotto occupazione israeliana in Terra Santa, nella culla del cristianesimo.

“I cristiani palestinesi hanno l’impressione che la comunità internazionale non stia facendo abbastanza per alleviare la loro difficile situazione”, scrive in questa relazione Chunakara George Mathews, Direttore della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali della COE.

“Non si comprende come mai tanta gente, soprattutto in Occidente, nemmeno sappia che i cristiani palestinesi esistono e che sono i primi cristiani”, si lamenta Chunakara.

Lo scopo del documento è quello di “illuminare il fatto che i cristiani palestinesi sono nativi della Terra Santa. Non sono dei convertiti recentemente e nemmeno degli immigrati. Sono la più antica comunità cristiana sulla terra e sono parte integrante dell’identità culturale palestinese”.

La loro presenza “vitale” è tuttavia minacciata a causa della continua occupazione militare israeliana, sostiene la COE, sottolineando che i cristiani palestinesi “si trovano ad essere anche un ponte tra Oriente e Occidente”.

Rifiutando l’idea che il conflitto israelo-palestinese opponga fra loro ebrei e musulmani, la relazione si pone in effetti contro “la propaganda israeliana e cristiana sionista secondo cui i cristiani palestinesi diminuirebbero a motivo del fondamentalismo islamico, e collega invece chiaramente e direttamente la loro emigrazione e le loro sofferenze all’occupazione israeliana”.

I cristiani rappresentavano più del 18% della popolazione della Terra Santa nel 1948, quando ci fu l’avvento dello Stato di Israele, ma ora sono meno del 2%. Anche a Betlemme (Cisgiordania), luogo della nascita di Cristo secondo i Vangeli, la popolazione cristiana è diventata una minoranza (15%).

Questa relazione di 100 pagine, intitolata “La fede sotto l’occupazione: la difficile condizione dei cristiani locali in Terra Santa”, pubblica testimonianze sull’impatto dell’occupazione e della colonizzazione sulla vita quotidiana dei palestinesi.

La relazione è stata compilata dal Programma Ecumenico di Accompagnamento in Palestina e Israele (EAPPI) e dal Centro Interreligioso di Gerusalemme (JIC), entrambi associati con il COE. Il programma EAPPI riguarda ogni anno un centinaio di “accompagnatori ecumenici” nei territori palestinesi, al fine di assistere la popolazione locale e sostenere i movimenti per la pace. (…)

Fonte: Lpj.org