2012 Comunicati  03 / 10 / 2012

Terra Santa ­ In Israele i coloni dicono quello che molti pensano: nuove bestemmie contro Gesù e la Madonna

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 81/12 del 3 ottobre 2012, Santa Teresa

Terra Santa – In Israele i coloni dicono quello che molti pensano: nuove bestemmie contro Gesù e la Madonna

A Gerusalemme la componente più radicale dei coloni ha colpito ancora, con delle scritte blasfeme sul cancello del convento del Cenacolino. E’ l’espressione del diffuso odio anticristiano che serpeggia nelle famiglie e nelle scuole in Israele, come denunciano i membri del clero di Terra Santa.

Per riparare le bestemmie rivolte contro Gesù Cristo e la Madonna:
Dio sia benedetto. Benedetto il suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo.
Benedetto il Nome di Gesù.
Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il Nome di Maria Vergine Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo Sposo.
Benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.

Ancora scritte oltraggiose su un convento francescano a Gerusalemme
di Giampiero Sandionigi

(Milano) – Era già accaduto nel dicembre 2009 e si è ripetuto la notte scorsa: il portone di ingresso del convento francescano sul monte Sion – nel centro storico di Gerusalemme, appena fuori le mura e accanto al Cenacolo – è stato imbrattato con scritte oltraggiose in ebraico e con il riferimento alla campagna Tag mehir. Una firma, quest’ultima, che attribuisce anche stavolta la responsabilità del gesto ai coloni israeliani estremisti, i quali, pur limitandosi finora a odiosi atti vandalici notturni, hanno deciso di colpire sempre più frequentemente e a distanza ravvicinata (basti ricordare i recenti vandalismi alla trappa di Latrun e altri seguiti, in luoghi meno noti, nei giorni scorsi).
Questa mattina l’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa (i vescovi e i capi delle varie comunità, tra cui anche il padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa) ha espresso nuovamente «costernazione e sostegno nella preghiera e la fraternità ai francescani e all’intera comunità cristiana di Terra Santa».
I responsabili cattolici si dicono fiduciosi nella volontà delle autorità israeliane di individuare e punire i membri dell’organizzazione Tag mehir (in ebraico «Il prezzo da pagare»), ma ribadiscono la loro richiesta di andare più a fondo: occorre che la società israeliana si interroghi sui valori che trasmette ai suoi giovani e in particolare agli anonimi protagonisti di questi vandalismi. Occorre che in tutti gli ambienti religiosi ed educativi (scuole, associazioni, luoghi di culto) sia estirpata ogni istigazione al disprezzo.
È una richiesta che i leader religiosi cristiani vanno ribadendo da tempo e in varie sedi, sia con interventi indirizzati molto discretamente alle autorità politiche israeliane, sia con prese di posizioni pubbliche sulla stampa. Lo scorso 7 settembre, ad esempio, uno dei maggiori quotidiani israeliani dava la parola al Custode di Terra Santa. Conversando con Haaretz a pochi giorni dai vandalismi a Latrun, Pizzaballa rimarcava come in certi ambienti dell’ebraismo israeliano, in particolare tra gli studenti di molte yeshivà (le scuole rabbiniche), il disprezzo verso i cristiani è pane quotidiano: «Quando arrivai qui (Pizzaballa vive a Gerusalemme dai primi anni Novanta – ndr) mi fu spiegato che circolando per le vie della città con addosso il saio la gente mi avrebbe sputato addosso. Era normale e non avrei dovuto prendermela». Il fenomeno è tuttora radicato e ne fanno le spese ecclesiastici d’ogni rango e comunità, che siano residenti o pellegrini (a fine 2009 varie autorità religiose ebraiche in Israele censurarono queste azioni, paventando oltretutto che potessero generare nuove ondate di antisemitismo all’estero).
Tra gli altri esempi recenti di atteggiamenti irrispettosi, il Custode citava ad Haaretz la provocazione di un membro della Knesset, il deputato Michael Ben Ari, che nel luglio scorso si faceva riprendere mentre stracciava una copia del Nuovo Testamento inviata giorni prima, per posta (a lui come ad altri colleghi), dalla Società biblica israeliana. Il parlamentare spiegava il suo gesto dicendo: «Questo libro e chi l’ha inviato meritano di finire nella pattumiera della Storia». Per i cristiani fu un gesto scioccante, commentava Pizzaballa, osservando come non averlo adeguatamente deprecato in Israele sia stata una mancanza di sensibilità.
Insomma, dai cittadini di Israele i cristiani locali si attendono lo stesso rispetto che giustamente essi rivendicano per sé stessi. All’indomani dei vandalismi di settembre a Latrun il governo israeliano si è impegnato a creare una speciale unità di polizia per contrastare gli atti intimidatori targati Tag mehir. È un passo importante e significativo, ma l’opera di contrasto va intensificata sul versante culturale ed educativo. I tempi sono maturi.
Terra Santa

A Gerusalemme ancora scritte ingiuriose sulla porta del convento dei francescani
di Giorgio Bernardelli

ROMA – Sul sito della Custodia di Terra Santa il titolo sopra alla foto è laconico: «Purtroppo, ancora una volta». Senza aggiungere altro. Ed è effettivamente così: c’è poco da aggiungere al nuovo raid anticristiano, avvenuto questa volta addirittura nella Città Vecchia di Gerusalemme.
Le solite frasi oltraggiose in ebraico nei confronti di Gesù sono state tracciate questa volta sulla porta del convento dei francescani sul monte Sion, il cosiddetto «Cenacolino», trattandosi del convento che si trova più vicino al Cenacolo, il luogo dell’Ultima Cena di Gesù che per la storia complessa di Gerusalemme da secoli non è più una chiesa cristiana.
L’episodio arriva ad un mese da quello analogo avvenuto il 3 settembre scorso al monastero trappista di Latrun, anche quello un luogo molto noto sulla strada tra Tel Aviv e Gerusalemme. Un episodio che fece scalpore e portò l’Assemblea degli Ordinari cattolici della Terra Santa a una presa di posizione forte in cui chiedevano alle autorità israeliane di non fermarsi alle condanne a parole, ma di prendere misure vere contro gli autori di questi gesti (che il più delle volte rimangono ignoti) e contro chi – nella destra religiosa ebraica – educa i giovani all’intolleranza.
Va aggiunto che una risposta in questo senso nel frattempo c’è stata: qualche giorno fa il ministro della sicurezza interna israeliano Yitzhak Aharonovitch – un esponente di Yisrael Beitenu, il partito del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman – ha annunciato la costituzione di un’unità ad hoc della polizia israeliana che sarà incaricata di indagare specificamente su questi episodi. «Porteremo i colpevoli davanti alla giustizia, non tollereremo più queste situazioni», ha dichiarato al Jerusalem Post.
Le parole di un esponente di governo vicine al mondo dei coloni non sembrano però aver spaventato più di tanto gli estremisti, che questa notte hanno risposto alzando ulteriormente il livello delle loro azioni. Il convento dei francescani sul monte Sion è infatti il luogo più esposto, essendo ai confini del quartiere ebraico.
Ed è davvero difficile pensare che nessuno degli ultraortodossi che abitano in quel pugno di case così vicino al Muro Occidentale sappia nulla su quanto accaduto stanotte. Per di più il Cenacolino è un obiettivo scelto non a caso: da anni sui siti dell’estrema destra religiosa ebraica infuria la polemica sui cristiani che vogliono «cristianizzare Gerusalemme riprendendosi il Cenacolo»). Adesso – dunque – il governo Netanyahu dovrà per forza mostrare se sull’ondata anticristiana ha intenzione di fare sul serio oppure no.
Vatican Insider – La Stampa