2022 Comunicati  14 / 09 / 2022

Sant’Elena e Luoghi Santi

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 65/22 del 14 settembre 2022, Esaltazione della S. Croce

Sant’Elena e Luoghi Santi

Nella nostalgia di notti lunari, quando il disco fiammeggiante del Sole sembra immergersi in un mare di porpora, il desioso pensiero trasvola i monti, varca gli oceani e si posa pio su quella terra che sentì i passi del Redentore, su quelle valli che udirono la voce dell’Uomo-Dio e su quel fortunato Sasso che ne custodì le martoriate Spoglie. E’ nella notte stellata, nella notte fonda di questo misterioso Oriente verso cui tendono o il pugno o il cuore infinità di Genti, ecco un fulgore: fulgor di fuoco, che si allarga e stende e circuisce il mondo: la Croce, e accanto ad essa una figura di donna in imperiale ammanto : S. Elena. 

Elena sul trono…
Forse non tutti sanno che S. Elena, l’Imperatrice, era figlia del popolo e da giovane faceva la locandiera a Drepanum nella Bitinia. 
Ma dal 273, quando cioè conobbe Costanzo Cloro, incominciò la sua fortuna. Sposatasi a Costanzo, divenne madre di Costantino a Nisch di Serbia nel 274. Ma 
quando Costanzo Cloro divenne Cesare nel 292, sposò Teodora, figlia di Massiminiano Erculeo e si separò da Elena. Per ben quattordici anni non potè metter piede nella reggia e allora soltanto vi fu ricevuta quando Costantino diventò socio a Cesare nell’Impero e la chiamò a Corte. Cinque anni più tardi, conosciuta la Fede Cristiana, si convertì, col figlio Costantino, all’età di 64 anni. Ben presto ambedue sentirono vivo il desiderio di visitare la Terra di Gesù. 

….e nella Terra di Gesù. 
Facendosi eco di tutto il mondo Cristiano, Costantino comandò che si rintracciassero i luoghi consacrati dalla Passione di Gesù, volendoli onorare con una splendida basilica. E fu appunto S. Elena che, nonostante la sua tarda età, volle recarsi in Palestina per sorvegliare di presenza i lavori.
Arrivata nella Terra di Gesù, la pia Imperatrice visitò in pellegrinaggio la Città Santa e fece ricche donazioni alle Chiese già erette di Betlemme e del monte degli Ulivi. Soddisfatta della sua devozione, l’ Imperatrice volle che si iniziassero senz’altro i lavori perla costruzione della basilica. 

Come furono precisati il S. Sepolcro e il Calvario.
Se i luoghi Santi poterono essere precisati con sufficiente sicurezza, lo si deve in gran parte alla malvagità del pagano Imperatore Adriano, il quale, verso il 140, nell’intento di sconsacrare i Luoghi Santi, fece innalzare un muraglione attorno alla collina del Calvario e del S. Sepolcro in modo da costituire un enorme recinto che fece poi riempire completamente con detriti, macerie e terreno di scavo. A riempitura completa ne risultò una piattaforma elevata ed ampissima, sulla quale fece erigere due templi : uno a Giove, sul luogo corrispondente al Calvario e uno a Venere su quello del S. Sepolcro. Così, credendo di distruggere i Luoghi Santi, cooperò invece alla loro conservazione in modo efficace. Sotto quelle macerie i Luoghi di Gesù attesero per quasi due secoli la squilla del risveglio. Quando si trattò di precisare i Luoghi Santi, bastò indicare i due templi pagani che per quasi due secoli ne furono gli indesiderati custodi. 

Calvario e il S. Sepolcro. 
Iniziati i lavori, con grande impiego d’uomini, si cominciò con l’ abbattere i templi pagani e quindi a rimuovere enorme massa di materiale apportato. S. Elena assisteva e vigilava essa stessa sui lavori condotta in portantina. Finalmente dopo un immane lavoro di sterro, apparve a grande profondità fra la incontenibile gioia di tutti, la grotta del S. Sepolcro. Compiuta l’ opera di sterro furono iniziate le fondamenta per la grandiosa basilica, divisa in due chiese, che doveva contenere il S. Sepolcro nella chiesa della Anastasis, e il Calvario in quella del Martirium; basilica che fu poi consacrata con grande solennità nel 335. 

Il ritrovamento degli strumenti della Passione. 
La gioia dell’Imperatrice però non era completa. Essa si aggirava presso la basilica nascente, ed i lavoratori la scorgevano, quando partiva, crollare mestamente il capo. Un segreto pensiero le assaliva la mente: trovare la Croce del Redentore. Ma come? Dov’ era nascosta? E poi c’ era ancora ? La Santa Imperatrice si confidò col vescovo di Gerusalemme, Macario, il quale, basandosi sull’uso degli Ebrei di seppellire assieme al condannato tutto ciò che aveva servito al supplizio, avendo ogni cosa contratto l’impurità legale, e facendosi forte della testimonianza di Eusebio, indicò, come luogo probabile le vicinanze del Calvario. Affidatasi a questo parere, l’Imperatrice fece iniziare i lavori di ricerca, facendo rimuovere anche il terreno asportato di fresco, in modo che tutto il terreno attorno al Calvario venisse esaminato. 
Un giorno furono rinvenute le traccie di una specie di cisterna in forma di grotta. L’Imperatrice, avvisata del fatto, ordinò senz’altro di liberarla interamente dai detriti e, scendendo su uno spiazzo, volle assistere di persona all’ evacuazione. Dopo breve lavoro si rinvennero gli strumenti della Passione: la Tavola della Croce, scritta in triplice lingua, i santi Chiodi, la Lancia, le Spine, ecc.; però non vi era la Croce. 

Il rinvenimento della Croce. 
Ma la fede dell’Imperatrice non venne meno e ordinò che si proseguisse fino alla completa evacuazione della cisterna, sperando di trovarvi anche la Croce; e la sua fede fu premiata. 
Infatti a notevole profondità, fra l’ansia indicibile di tutti, apparve finalmente il S. Legno salutato da scroscianti evviva. In un baleno tutti gli addetti ai lavori e la folla che assisteva da lontano, furono attorno alla Croce con entusiasmo indescrivibile. Ma l’entusiasmo si scambiò presto in meraviglia, quando, procedendo il lavoro di escavazione, si rinvennero altre due Croci: nessuna delle tre portava un segno che indicasse quale fosse quella del Salvatore. Allora, invocato il Signore, furono apposte, una dopo l’altra ad una moribonda, e, al tocco della terza Croce, l’inferma guarì istantaneamente. Designata così la vera Croce e scomparso ogni dubbio, ebbe libero sfogo la gioia dei Cristiani. L’epoca di questo faustissimo evento si fa risalire tra il 320-324. 
Elena portò uno dei tre pezzi di cui era costituita la Croce e un Chiodo a Roma, e li fece collocare nella cappella del suo palazzo sessoriano, che fu poi trasformato in basilica e prese il nome di S. Croce in Gerusalemme, anche perchè S. Elena aveva fatto spargere sotto la Cappella della reliquia un pò di Terra del Calvario, trasportata dalla Palestina. 
Uno dei Chiodi Santi fu spedito da S. Elena al Figlio Costantino. Il S. Chiodo, trasformato in anello mobile e circondato da una fascetta, pure mobile, in oro, incastonata di pietre preziose, costituì la famosa corona ferrea, che Monza custodisce gelosamente. Pochi anni dopo, la S. Imperatrice, chiudeva placidamente gli occhi a questo mondo, quasi ottuagenaria, e veniva sepolta a Roma sulla Via Labicana, e poi trasportata a Costantinopoli. I cristiani, memori di S. Elena, le eressero una Cappella appunto nel luogo dove essa aveva assistito all’evacuazione della cisterna. 
P. C. Balzarini. 

Tratto da: Almanacco di Terra Santa, Tipografia dei Padri Francescani, Gerusalemme, 1939, pagg. 15-17.

Basilica del Santo Sepolcro – Ritrovamento della vera croce
Dal deambulatorio una scala scende alla cappella dedicata a Sant’Elena. Le pareti della scala sono ricoperte dalle crocette, incise, nel corso dei secoli passati, dai pellegrini armeni a testimonianza della devozione di questo popolo per la Croce.
Nel 327 l’imperatrice Elena, madre di Costantino, venne pellegrina a Gerusalemme e volle cercarvi la Santa Croce. Il resoconto narra del ritrovamento di tre croci in un’antica cisterna, insieme ai chiodi (dei quali uno è incastonato nella Corona ferrea a Monza, un secondo è nel Duomo di Milano e un terzo a Roma) e del titulus, il cartiglio – voluto da Pilato – che riportava la condanna in tre lingue (un frammento del quale si trova a Roma, nella chiesa di santa Croce). Un miracolo permise di identificare la croce di Cristo.
La cappella a tre navate, con 4 colonne che sostengono la cupola, è di proprietà degli Armeni e risale al XII secolo. Fonti e scavi archeologici confermano che già nel progetto costantiniano l’aula era in qualche modo utilizzata. Dai muri pendono molte lampade secondo lo stile armeno.
Dalla Cappella armena di sant’Elena si accede a quella inferiore dell’ “Inventio Crucis”, dove vi si celebra ogni anno, il 3 Maggio, la memoria del ritrovamento della Santa Croce e dove il padre Custode francescano porta in processione la reliquia del legno della Croce di Cristo nel punto in cui tradizionalmente fu ritrovata.
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