2013 Comunicati  15 / 05 / 2013

Rassegna stampa del 14.05.2013

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 47/13 del 14 maggio 2013, San Bonifacio

Rassegna stampa del 14.05.2013 (i titoli sono redazionali)

Archangel+Michael

Ci salveranno le zie (papaline)
Da bambino (Giulio Andreotti), cresceva in via dei Prefetti ascoltando i racconti della zia Mariannina, che aveva vissuto la presa di Roma del 1870 e gli raccontava di come “alcuni romani, che fino a quel giorno erano stati ostili al Papa, quando venne meno il potere temporale ne divennero apertamente nostalgici”
Vatican Insider

Bertone: Andreotti, una feconda esistenza
7/5/2013 – Un “autorevole protagonista della vita politica italiana, valido servitore delle istituzioni, uomo di fede e figlio devoto della Chiesa”. Così il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ricorda Giulio Andreotti, nel telegramma di cordoglio inviato alla moglie Livia Danese Andreotti per la scomparsa avvenuta ieri “dopo una lunga e feconda esistenza”. Esprimendo “sentita partecipazione per il grave lutto”, il porporato ha assicurato alla consorte e ai familiari del senatore “un fervido ricordo nella preghiera”, invocando “per quanti ne piangono la dipartita, il conforto della speranza cristiana”.
Zenit.org

La legge sull’aborto firmata da Andreotti: la condanna a morte di feconde esistenze
Gazzetta Ufficiale del 22 maggio 1978, n. 140. Legge 22 maggio 1978, n. 194. Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. (…) La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Data a Roma, addi’ 22 maggio 1978
Leone
ANDREOTTI
Anselmi
Bonificio
Morlino
Pandolfi.

Sex crimens and the BBC
2/5/2013 – Lo scandalo di personaggi famosi coinvolti in vicende di pedofilia in Gran Bretagna si allarga. Dopo la vicenda di Jimmy Savile, presentatore della Bbc morto nel 2011 che sarebbe stato responsabile di almeno 214 casi di abusi, ora tocca all’attore William Roache. L’81enne, protagonista della soap «Coronation Street» (in onda dal 1960 su Itv, resa celebre nel mondo dal video «I want to break free» dei Queen), è stato incriminato per aver stuprato due volte, fra l’aprile e il luglio 1967, una 15enne. IL COLLEGA – Roache comparirà di fronte al giudice il prossimo 14 maggio. A marzo, in un’intervista all’emittente neozelandese Tnz, aveva dichiarato che «è facile per gli uomini famosi essere “presi in trappola” da giovani groupie adoranti che si gettano nelle loro braccia», e che le vittime di abusi sessuali «pagano il prezzo del loro comportamento in vite precedenti». Inoltre Roache si è a più riprese vantato di aver “dormito” con oltre mille donne. L’attore, l’unico del cast originale della serie (e per il Guinness dei primati il più longevo a livello mondiale), è il secondo attore della soap opera a finire in tribunale quest’anno: il suo collega Michael Le Vell, 50 anni, è stato incriminato a febbraio con l’accusa di stupro ai danni di un bambino. I loro personaggi sono stati esclusi dal programma. Ma la Bbc, la tv di Stato, rimane comunque sotto i riflettori. Il decano dei cronisti, Stuart Hall (83 anni), fino a pochi mesi fa ancora in carica come commentatore sportivo, giovedì si è infatti dichiarato colpevole di 14 casi di molestie su ragazzine, la più giovane di appena 9 anni, nell’arco di due decenni (1970-1980). Inoltre, settimana scorsa Max Clifford, un noto pubblicitario (tra l’altro per programmi come X Factor), è stato incriminato per 11 violenze sessuali commesse tra il 1966 e il 1985.
Corriere della Sera

6 milioni (di dollari)
3/5/2013 – Fonti della stampa ebraica hanno rivelato che il governo israeliano ha deciso di destinare ingenti somme di denaro per rafforzare le attività coloniali nella città occupata di Gerusalemme. Secondo quanto riportato dal giornale ebraico Maariv, nella sua edizione di oggi, venerdì 3 maggio, il governo israeliano intende assegnare 22 milioni di shekel (più di sei milioni di dollari) per intensificare le attività di insediamento nella città di Gerusalemme, in occasione del 46° anniversario della sua occupazione, che cade il prossimo martedì. Il giornale ha sottolineato, che “il governo fornirà molti privilegi e agevolazioni per i progetti di costruzione coloniale nella città occupata di Gerusalemme, tra cui la destinazione di terreni a favore delle costruzioni di istituzioni accademiche (israeliane), la creazione di musei naturali e altre attività ancora”. Dal canto suo, il ministro degli Alloggi e l’edilizia israeliano, Uri Ariel, ha affermato che una parte della somma verrà destinata allo sviluppo e la riqualifica delle infrastrutture del quartiere storico di Katamon, a Gerusalemme Est. Il ministro israeliano ha anche elogiato la decisione del suo governo, sottolineando “il perfetto tempismo della mossa, annunciata a ridosso della Giornata di Gerusalemme e atta a rafforzare la posizione della città Santa”.
Infopal

Usa: i costi dell’integrazione
6/5/2013 – La legalizzazione degli 11 milioni di immigrati senza permesso di soggiorno negli Stati Uniti costerà ai contribuenti circa 6.300 miliardi di dollari. Lo rivela il Wall Street Journal citando un nuovo studio di Heritage Foundation, un think tank conservatore di Washington. La notizia arriva dopo che gli otto senatori della ‘Gang of Eight’ hanno raggiunto un accordo e questa settimana comincerà al Congresso il dibattito sulla riforma. E di sicuro all’interno della Commissione Giustizia del Senato – che prenderà in considerazione il progetto – è atteso un forte scontro circa il costo di un simile sforzo. In pratica il rapporto stima che gli immigranti attualmente illegali pagheranno 3.100 miliardi di dollari in tasse ma riceveranno 9.400 miliardi di dollari in benefici e servizi da parte del governo federale, creando così un abisso fiscale.
Il Mondo

Senza la fede anche le migliori battaglie finisco male
7/5/2013 – Storicamente, lo sappiamo, il dialogo fra religioni è sempre stato difficile. Esso spesso è degenerato e si è radicalizzato nel mantenimento delle reciproche convinzioni, in polemiche e in dispute pericolosamente aperte a derive di guerra santa. Ma c’è anche un altro tipo di dialogo che può facilitare invece un percorso di arricchimento vicendevole. E’ il dialogo della vita. Ed è questo tipo di dialogo – a leggere il recente messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso fatto pervenire ai Buddisti per il Vesakh, la loro festa più importante – quello che più di ogni altro colloquio o conversazione può promuovere la ricerca dell’unità fra credenti delle diverse religioni nell’unico Padre, anche se è doveroso ripeterlo per tutti coloro che fanno ricetta e sfoggio di illuminazioni personali (satori) mantra e koan , il buddismo e i buddisti – monaci e lama – quelli seri non fanno opera di conversione essendo la dottrina del principe Siddharta più che una religione una filosofia o per meglio dire una filosofia prima “in intentionem religionis”. Ma qui il discorso si fa lungo e dunque accantonati i miei studi universitari in storia delle religioni e non deviando dal cuore di questo articolo il Messaggio suaccennato è un atto importante all’interno del quale si legge “la realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto rispetto per la vita umana”. (…) Senza il rispetto della Vita, come si vede, anche il quale dialogo non ha senso. E da questo punto di vista la consonanza con i precetti buddisti è piena. Tant’è che il quinto comandamento – non uccidere – prosegue il Messaggio del Presidente del Pontificio Consiglio, Jean Turan è in perfetta armonia con il primo precetto del Budda che insegna di astenersi di distruggere la vita di ogni essere senziente. “Come tutti sappiamo – così conclude il Messaggio – e malgrado gli sforzi comuni, il male contribuisce in diverse forme alla disumanizzazione della persona … e dunque questa tragica situazione esige che noi, buddisti e cristiani, uniamo le forze per mascherare le minacce alla vita umana”. Un filosofo napoletano disse che non possiamo non dirci cristiani. Forse sarebbe il caso di ampliare quella frase includendo il quel suo non possiamo, non possiamo non dirci buddisti.
Pro Life News

I brutti tempi in cui la società cristiana condannava il peccato e la Chiesa faceva proselitismo
8/5/2013 – La Chiesa non cresce per il proselitismo, ma per la predicazione e la testimonianza. Il cristiano non alza muri, ma costruisce ponti. I tempi sono cambiati secondo Bergoglio, e con essi anche la società e alcune visioni della Chiesa (…) “Questi ultimi 50 anni, 60 anni – ha affermato il Papa – sono un bel tempo perché io ricordo quando, da bambino, si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: ‘No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!’. Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare”. “C’era come una difesa della fede, ma con i muri” ha proseguito; adesso “grazie a Dio”, “non si dice quello, no? Non si dice!”, perché “il Signore ha fatto dei ponti”. La Chiesa “non cresce nel proselitismo”, ma “cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione”. E Paolo “aveva proprio questo atteggiamento: annuncia non fa proselitismo”, in virtù del fatto che “non dubitava del suo Signore”. La conclusione del Papa è quindi incisiva: “I cristiani che hanno paura di fare ponti e preferiscono costruire muri, sono cristiani non sicuri della propria fede, non sicuri di Gesù Cristo”. L’esortazione è dunque che ogni cristiano segua l’esempio di Paolo e inizi “a costruire ponti e ad andare avanti”. “Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico – ha concluso il Santo Padre – diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove sono tante persone vittime dell’idolatria, della mondanità, del pensiero debole…”.
Zenit.org

Postilla sull’attrazione e sul proselitismo
Con la sedicente attrazione bergogliana, in America Latina si sono svuotate le chiese. Col proselitismo dei “tradizionalisti-conciliari”, molte brave persone rimangono in comunione con Bergoglio. A volte il proselitismo serve.