2013 Comunicati  13 / 06 / 2013

Rassegna stampa del 13.06.2013

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 60/13 del 13 giugno 2013, Sant’Antonio da Padova

Rassegna stampa del 13.06.2013 (i titoli sono redazionali)

Risveglio


Le strategie fantozziane dei governi italiani

30/5/2013 – Li avevamo mandati in Germania dando loro 500 euro a testa per risolvere l’emergenza profughi seguita alla guerra in Libia, adesso ce li riprendiamo gratis. Enrico Letta avrebbe dato la sua disponibilità a riprendersi indietro i profughi africani partiti nel mese di marzo dal nostro Paese verso la Germania. La notizia è riportata dal settimanale Bild che riferisce una dichiarazione del portavoce del ministero degli Interni tedesco: “Abbiamo la promessa che l’Italia si riprenderà i profughi”. A partire dal primo marzo ai profughi che hanno lasciato i centri di accoglienza è stato dato un contributo di 500 euro, un titolo di viaggio equipollente al passaporto e il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il documento permette agli stranieri di spostarsi anche in altri Paesi europei dell’area Schengen, ma solo per tre mesi. Ecco quindi che i migranti tornano in Italia. Gli immigrati sono circa un migliaio e si trovano tra Amburgo e Monaco di Baviera. Il giornale sottolinea che comunque ad accollarsi le spese di viaggio in aereo dovranno essere i laender tedeschi nei quali i migranti sono nel frattempo giunti, poichè “in caso di ritorno in bus o in treno c’è il rischio che scendano lungo il percorso”. (…)
Libero Quotidiano

Iraq: altri migliaia di morti grazie alla democrazia esportata
1/6/2013 – Secondo quanto riferisce l’Afp, l’Onu ha esteso stamattina un bilancio delle vittime di violenza in Iraq nel solo mese di maggio. Il rapporto delle Nazioni Unite parla di 1.045 morti e 2.397 feriti, in netto aumento rispetto al mese precedente, che pure era stato falcidiato da oltre settecento morti violente, il dato più alto degli ultimi 5 anni.
Diretta News

I sudditi della repubblica: senza casa e senza speranza
3/6/2013 – Altre 67.790 famiglie italiane rischiano di finire in strada. Il ministero dell’Interno ha diffuso i dati sugli sfratti del 2012 che raccontano con la cinica freddezza dei numeri il dramma dell’onda lunga della crisi che sta colpendo duramente chi non ha mai avuto soldi per comprare una casa e ora non ha nemmeno più i mezzi per pagarne l’affitto. E’ il volto degli sfrattati, il volto più buio di dodici mesi da paura, tra tasse sulla casa schizzate alle stelle e indici di disoccupazione troppo elevati per non denunciare un malessere profondo. È un esercito di persone, sempre più numeroso ovunque, da Milano a Palermo. Nel 2012 sono stati emessi 67.790 nuovi provvedimenti, il 6,18% in più del 2011. Per la prima volta hanno superato la soglia dei 60mila gli sfratti per morosità, quelli dovuti alla incapacità di pagare da parte dell’inquilino, sono a quota 60.244 e rappresentano l’88,86% delle nuove sentenze emesse. E questo è ancora nulla perché ancora si devono far sentire gli effetti dell’azzeramento del finanziamento del fondo sociale per gli affitti, cancellato per il 2013 con un colpo di mano a sorpresa lo scorso dicembre. A rischio ci sono altre 300 mila famiglie che vanno ad aggiungersi alle centinaia di migliaia di persone che hanno ricevuto un ordine di lasciare la loro casa negli anni scorsi. (…) Non ci riesce la politica, se non in pochi, limitati casi (…). Ci riescono sempre meno anche le famiglie, il welfare super-garantito delle mamme e dei papà che finora hanno tenuto in piedi l’Italia: i tagli alle pensioni e le tasse sulle case hanno messo in ginocchio anche loro. (…)
La Stampa


Terroristi islamici in Siria: dai Balcani con furore

3/6/2013 – Sarebbero decine, se non centinaia, i volontari musulmani che hanno lasciato le loro case nei Balcani per unirsi ai guerriglieri siriani che combattono contro Bashar al-Assad. Secondo un’inchiesta del quotidiano elvetico Le Temps infatti svariate decine di giovani islamici aspiranti combattenti sono partiti da Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Albania e Serbia meridionale al fine di arruolarsi tra le file della resistenza siriana. Raggiungere la Siria dalla penisola balcanica infatti non è particolarmente complicato: dopo essere arrivati ad Istanbul, i guerriglieri si dirigono verso la città di Antiochia, che si trova nella Turchia meridionale sul confine siriano, dove, con l’aiuto dei ribelli, attraversano il valico di Bab al-Hawa, già più volte preso di mira dai bombardamenti delle forze governative, ed entrati in Siria possono finalmente arruolarsi tra i ranghi del gruppo di insorti di Jabhat al-Nusra, la succursale locale di al-Qaida. Benché i numeri riguardanti le partenze per la Siria non siano confermabili è invece certo che il fenomeno è reale; nei loro paesi di origine infatti si ha già notizia dei primi caduti in combattimento, già elevati al rango di martiri dagli estremisti islamici che affollano alcune regioni dei Balcani, come ad esempio il Kosovo, e che già in passato si sono resi protagonisti di atrocità compiute contro la popolazione civile, specialmente durante la guerra con cui venne smembrata la Jugoslavia tra il 1991 ed il 1995 e nel biennio ’98-’99 proprio in Kosovo. (…) L’incitamento alla guerra santa arriva oggi da internet: è infatti attraverso siti di ispirazione wahabita, un movimento islamico radicale, che vengono arruolati i nuovi combattenti da inviare in Siria, sostenuti economicamente da donazioni di ricchi islamici residenti nella penisola balcanica e dal flusso ininterrotto di denaro che arriva dal Qatar. (…)
Notizie Geopolitiche

Democrazia saudita
6/6/2013 – Riyadh – Nel regno saudita vige la Sharia e i condannati vengono decapitati con la sciabola come vuole la legge coranica. Tuttavia, sempre meno persone intraprendono la “carriera” di boia, compito che prevede un duro addestramento all’uso della spada e sangue freddo. Secondo una circolare del dipartimento di Giustizia le persone in grado di utilizzare la sciabola sono ormai molto poche. Le giurisdizioni si contendono i boia, che spesso compiono viaggi in tutto il Paese per presenziare alle esecuzioni pubbliche, bloccando di fatto il sistema giudiziario. Per velocizzare le esecuzioni, in aprile il dipartimento di Giustizia ha diffuso una circolare in cui autorizza i tribunali a ricorrere alla fucilazione, specificando che tale modalità non è contraria ai precetti islamici. La penuria di “boia” non ferma però le esecuzioni in Arabia Saudita. (…) L’Arabia Saudita è l’unico Paese al mondo dove la condanna a morte può essere eseguita con la decapitazione in pubblica piazza. La pena capitale nel regno è prevista per i colpevoli di omicidio, rapina a mano armata, stupro e traffico di droga, ma anche per stregoneria e sodomia. Non meno crudeli sono le condanne per crimini minori, come il furto e il reato di opinione, che oltre al carcere, prevedono il taglio della mano o del piede e la fustigazione in piazza. Di recente ha fatto discutere il caso di due uomini, un libanese e un saudita, condannati a sei anni di carcere e 300 frustate per aver spinto una giovane ragazza a convertirsi al cristianesimo.
Asia News

Siria: distruzione e profanazione del monastero greco-cattolico di Sant’Elia
7/6/2013 – Beirut – La battaglia fra ribelli ed esercito per la conquista di Al-Qusair ha distrutto la città, ridotta ormai a un cumulo di macerie. Degli 30mila abitanti, di cui 3mila cristiani, presenti prima dell’inizio della guerra civile, solo 500 restano nelle proprie abitazioni. Dalle immagini diffuse dalla Bbc le vie appaiono deserte. La maggioranza parte delle case e degli edifici pubblici sono crollati sotto i colpi di mortaio, o sono stati trasformati in depositi di armi dalle milizie anti-Assad, che per oltre un anno hanno occupato la città. L’assedio non ha risparmiato nemmeno moschee e chiese, per secoli esempio della convivenza pacifica fra musulmani e cristiani. Diversi edifici ortodossi sarebbero state dissacrate dagli stessi ribelli islamici durante la loro permanenza, come confermano alcuni testimoni a Lyse Doucet, inviata della Bbc e prima giornalista straniera ad essere entrata ad Al-Qusair. La corrispondente dell’emittente britannica descrive lo stato di abbandono del santuario greco-cattolico di S. Elia, simbolo della comunità cristiana locale. In questi mesi i ribelli si sono accaniti contro l’edificio, che appare crivellato di colpi di artiglieria. Sul pavimento giacciono sparsi decine di oggetti di culto. Alle pareti sono ancora appese alcune icone e statue, ma la maggior parte risulta sfregiata e mutilata, segno di una distruzione pianificata e non casuale. (…)
Asia News

Terra Santa: documentario sui cristiani palestinesi sopravvissuti al sionismo
Sono passati sessantacinque anni da quando lo Stato di Israele ha proclamato la sua indipendenza. Sessantacinque anni in cui i Palestinesi celebrano la memoria della “naqba”, la catastrofe: l’esproprio e l’esilio dalle proprie terre e la perdita della libertà. Un conflitto, quello israelo-palestinese, che ha radici antiche, profonde ed articolate, ma che spesso viene “semplificato” in uno scontro tra ebrei e musulmani. In realtà, guardandolo da un punto di vista religioso, c’è un terzo elemento che gioca un ruolo fondamentale nel quadro della Terra Santa: i cristiani. Arabi di origini e quindi palestinesi di appartenenza, i discendenti della prima comunità di Cristo, per quanto scarsi nel numero (tra l’1% e il 2% dell’intera popolazione), sono assai preziosi. A raccontare la loro storia è “The stones cry out”, docu-film dell’italiana Yasmine Perni. Cresciuta in Medio oriente per il lavoro del padre, la regista e giornalista romana è tornata da qualche anno in Terra Santa. La decisione di raccontare su pellicola la storia dei palestinesi dal punto di vista della minoranza cristiana nasce da una visita alla Basilica della Natività di Betlemme e dalla riflessione sulla difficile situazione della comunità che dal quel luogo è nata. Nasce così il film, che si può suddividere nelle tappe che delineano il triste percorso di questa terra: dalla Nakba del 1948 alla guerra dei sei giorni del 1967, poi la prima Intifada (1987-1988), la seconda Intifada (2000), ed avanti fino ai giorni nostri. Il documentario è supportato da video storici, documenti ed interviste a testimoni, a personalità ecclesiali che raccontano la propria esperienza.
Tds TV

Trailer del film

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Santa Madre Russia
11/62013 – – La Duma (Camera bassa del Parlamento russo) ha passato in ultima lettura la legge che vieta la propaganda omosessuale tra i minori e che di fatto sanziona comportamenti omosessuali in pubblico. Il tutto mentre venivano fermati sotto il Parlamento oltre 30 attivisti del movimento LGBT, che hanno protestato contro discussione sulla legge che sinora era stata approvata solo a livello locale in alcune città.
Tmnews

Bergoglio paragona i “tradizionalisti” ai pelagiani e li irride
12/6/2013 – (…) Bergoglio ha poi condiviso con i religiosi, secondo la trascrizione del colloquio, due «preoccupazioni». Una è la «corrente pelagiana che c’è nella Chiesa in questo momento». Un riferimento ad alcuni «gruppi restauratori». «Ne conosco alcuni, mi è capitato di riceverli a Buenos Aires. Uno ha l’impressione di tornare indietro di 60 anni! Prima del Concilio…». Il Papa avrebbe quindi riferito questo episodio: «Quando mi hanno eletto, ho ricevuto una lettera da uno di questi gruppi e mi dicevano: “Santità, le offriamo questo tesoro spirituale, 3.525 rosari”. Non dicono preghiamo per lei, chiediamo… ma questo tenere una contabilità…».
Vatican Insider

“Ma che disastro, io mi maledico, ho scelto te – un rabbino – per amico”
12/6/2013 – Tra i presenti all’udienza generale di oggi, anche un gruppo di ebrei e cristiani che in questi giorni partecipano, a Castel Gandolfo, a un incontro per l’approfondimento della dimensione spirituale del dialogo, organizzato dal Movimento dei Focolari. Tra loro, anche il rabbino Abraham Skorka, responsabile del Seminario rabbinico latinoamericano di Buenos Aires. Adriana Masotti gli ha chiesto di raccontare qualcosa sull’amicizia che lo lega a Papa Francesco, un’amicizia nata fin da quando il Pontefice era arcivescovo della capitale argentina:
R. – Es una amistad muy fuerte…
E’ un’amicizia molto forte, è un’amicizia molto sincera, è un’amicizia dove, a livello personale, si vuole dare insieme, offrire un messaggio per la comunità di Buenos Aires e, in ultimo, per l’umanità in generale: un messaggio di dialogo, un messaggio di ricerca di conoscenza, di elevazione spirituale per il fatto di camminare insieme. Non è stata una casualità che abbiamo scritto un libro di dialogo insieme, né è stata una casualità che abbiamo registrato 30 programmi per il canale dell’arcivescovato. (…)
News.va.it