2013 Comunicati  10 / 02 / 2013

Mons. Santin e la preghiera per le vittime delle foibe

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza

Mons. Santin e la preghiera per le vittime delle foibe

santin

Nel 1959 Mons. Antonio Santin, arcivescovo di Trieste e Capodistria, compose una preghiera per le anime di tutte le vittime delle foibe (tra cui 50 sacerdoti). Prima di affrontare i crimini dei comunisti e l’arroganza dell’occupazione britannica, Mons. Santin ebbe problemi anche col nazionalismo italiano, come il divieto di usare le lingue slave in alcune chiese della diocesi (per le omelie e i canti popolari). Oppure quando, nel settembre 1938, nel corso di un comizio pubblico a Trieste, Mussolini attaccò Pio XI. Dopo il discorso Mons. Santin lo affrontò per chiedere spiegazioni (“non posso senza reagire lasciar offendere in quel modo il Papa a Trieste”): il Duce negò gli insulti e cercò di spiegare il suo pensiero. Il 19 giugno 1943 malgrado le minacce ricevute dai comunisti il Prelato andò ad amministrare le Cresime a Capodistria, dove fu aggredito e ferito dalle bande titine, che evitarono di ucciderlo per calcoli politici. Nel dopoguerra si recò ripetutamente a rendere visita ai campi dei profughi e alle comunità degli esuli nelle varie parti d’Italia.

PREGHIERA PER I MARTIRI DELLE FOIBE
“O Dio, Signore della vita e della morte, della luce e delle tenebre, dalle profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te. Ascolta, o Signore, la nostra voce. De profundis clamo ad Te, Domine. Domine, audi vocem meam. Oggi tutti i Morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto. E anche noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre i nostri fiori, ma anche per apprendere l’insegnamento che sale dal sacrificio di questi Morti. E ci rivolgiamo a Te, perché tu hai raccolto l’ultimo loro grido, l’ultimo loro respiro. Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace. In trent’anni due guerre, come due bufere di fuoco, sono passate attraverso queste colline carsiche; hanno seminato la morte tra queste rocce e questi cespugli; hanno riempito cimiteri e ospedali; hanno anche scatenato qualche volta l’incontrollata violenza, seminatrice di delitti e di odio. Ebbene, Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua Pace, una pace che sia riposo tranquillo per i Morti e sia serenità di lavoro e di fede per i vivi. Fa che gli uomini, spaventati dalle conseguenze terribili del loro odio e attratti dalla soavità del Tuo Vangelo, ritornino, come il figlio prodigo, nella Tua casa per sentirsi e amarsi tutti come figli dello stesso Padre. Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà. Dona conforto alle spose, alle madri, alle sorelle, ai figli di coloro che si trovano in tutte le foibe di questa nostra triste terra, e a tutti noi che siamo vivi e sentiamo pesare ogni giorno sul cuore la pena per questi nostri Morti, profonda come le voragini che li accolgono. Tu sei il Vivente, o Signore, e in Te essi vivono. Che se ancora la loro purificazione non è perfetta, noi Ti offriamo, o Dio Santo e Giusto, la nostra preghiera, la nostra angoscia, i nostri sacrifici, perché giungano presto a gioire dello splendore dei Tuo Volto. E a noi dona rassegnazione e fortezza, saggezza e bontà. Tu ci hai detto: Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia, beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio, beati coloro che piangono perché saranno consolati, ma anche beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati in Te, o Signore, perché è sempre apparente e transeunte il trionfo dell’iniquità. O signore, a questi nostri Morti senza nome ma da Te conosciuti e amati, dona la Tua pace. Risplenda a loro la Luce perpetua e brilli la Tua Luce anche sulla nostra terra e nei nostri cuori, E per il loro sacrificio fa che le speranze dei buoni fioriscano.
Domine, coram te est omne desiderium meum et gemitus meus te non latet. Così sia”.