2022 Comunicati  29 / 04 / 2022

L’inquisitore santo ucciso dagli eretici

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 41/22 del 29 aprile 2022, San Pietro da Verona

L’inquisitore santo ucciso dagli eretici

 San Pietro Martire è il patrono del Seminario dell’Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia (TO): http://www.sodalitium.biz/seminario/

29 APRILE SAN PIETRO, MARTIRE

L’eroe che la Santa Chiesa presenta oggi quale intercessore a Gesù risorto, ha combattuto così valorosamente da ricevere la corona del martirio. Il popolo cristiano lo chiama san Pietro Martire, di modo che il suo nome e la sua vittoria non si separano mai. Immolato da mano eretica, è stato il tributo che la cristianità del secolo XIII offrì al Redentore. Mai nessun trionfo ebbe acclamazioni così solenni. Nel secolo precedente, la palma raccolta da Tommaso di Cantorbery fu salutata con trasporto da quei popoli che allora amavano soprattutto la libertà della Chiesa: quella di Pietro fu oggetto di un’ovazione simile all’altra. La sua festa veniva celebrata con la sospensione del lavoro, come si faceva nelle antiche solennità, ed i fedeli accorrevano nelle chiese dei Frati Predicatori, portando rami, che presentavano per essere benedetti, in ricordo del trionfo di Pietro Martire. Quest’uso si è mantenuto anche ai nostri giorni nell’Europa meridionale, ed i rami, benedetti in quel giorno dai Domenicani, sono considerati una protezione per le case, nelle quali vengono conservati con rispetto.

San Pietro e l’Inquisizione.

Qual era il motivo che aveva potuto infiammare lo zelo del popolo cristiano per la memoria di questa vittima di un odioso attentato?

Pietro soccombette mentre lavorava in difesa della fede, ed i popoli a quei tempi non avevano niente di più caro. Egli aveva avuto l’incarico di cercare gli eretici manichei, che da un pezzo infestavano il Milanese con dottrine perverse e costumi altrettanto deprecabili. La sua fermezza, la sua integrità nel compimento di questa missione, lo esposero all’odio dei Patarini; e quando cadde vittima del suo coraggio, un grido di ammirazione e di riconoscenza si levò dalla cristianità. Niente dunque di più lontano dalla verità, che le invettive dei nemici della Chiesa e dei loro imprudenti fautori, contro le persecuzioni che il diritto pubblico delle nazioni cattoliche aveva decretato per sventare e colpire i nemici della fede. In quei secoli, nessun tribunale fu mai più popolare di quello che era incaricato di proteggere la santa fede, e di reprimere coloro che avevano osato attaccarla.

Che l’Ordine dei Frati Predicatori, incaricati principalmente di questa alta magistratura, gioisca dunque senza orgoglio, come senza timore, dell’onore che ebbe di esercitarla così a lungo per la salvezza del popolo cristiano. Quante volte i suoi membri hanno trovato gloriosa morte nell’adempimento del loro austero dovere! San Pietro Martire fu il primo tra quelli dati dall’Ordine per questa causa; ma i fasti domenicani ne produssero un gran numero: eredi della sua dedizione ed emuli della sua corona. La persecuzione degli eretici non è più che un fatto storico; ma a noi cattolici non è permesso considerarla altrimenti di come la considera la Chiesa. Oggi ella ci ordina di onorare come martire uno dei suoi santi che ha incontrato la morte andando incontro ai lupi che minacciavano le pecorelle del Signore; non saremmo noi colpevoli verso la madre nostra, se osassimo giudicare, altrimenti di quanto lo meritano, quelle lotte che hanno valso a Pietro la corona immortale? Lungi dunque dai nostri cuori di cattolici la vigliaccheria che non osa accettare gli sforzi fatti dai nostri padri per conservarci la più preziosa delle eredità! Lungi da noi quella facilità puerile nel credere alle calunnie degli eretici e dei pretesi filosofi, contro una istituzione ch’essi non possono, naturalmente, che detestare!

Lungi da noi quella deplorevole confusione di idee che mette sullo stesso piede la verità e l’errore, e che, visto che questo non può avere diritti, ha osato concludere che la verità non deve reclamarne!

VITA. – San Pietro nacque a Verona nel 1206, da genitori eretici. Prevenuto dalla grazia ed istruito da un sacerdote cattolico, aderì, fin dalla sua giovinezza, alla verità della fede. Studente a Bologna, ben lungi dal lasciarla indebolire, entrò tra i Frati Predicatori, ove si distinse nella pratica delle virtù religiose. Ordinato sacerdote, esercitò il suo ministero nelle province circostanti, vi operò miracoli e numerose conversioni. Nel 1232, Gregorio IX lo nominò Inquisitore generale della Fede. Il suo lavoro per estirpare l’eresia gli procurò l’odio dei manichei. Il 6 aprile 1252, uno di essi lo assassinò mentre si recava a Milano. Il corpo del Martire fu trasportato nella Chiesa dei Domenicani di Milano, e l’anno seguente, Innocenzo IV poteva iscrivere Pietro nell’albo dei santi.

Protezione contro l’errore.

Protettore del popolo cristiano, quale altro motivo di quello della carità poteva guidare il tuo lavoro? Sia che la tua parola viva e luminosa riconducesse a verità le anime che erano state ingannate, sia che, affrontando direttamente il nemico, la tua severità lo costringesse a fuggir lontano da quei pascoli che esso veniva ad avvelenare, non avesti che uno scopo: quello di preservare i deboli dalla seduzione. Quante anime semplici avrebbero goduto le delizie della verità divina, che la Santa Chiesa faceva giungere fino ad esse, e che, invece, miseramente ingannate dai propagatori dell’errore, senza difesa contro il sofismo e la menzogna, perdevano il dono della fede e si spegnevano nell’angoscia e nella depravazione!

La società cattolica aveva prevenuto tali pericoli e non sopportava che quell’eredità, conquistata al prezzo del sangue dei martiri, fosse in preda a nemici gelosi, che avevano risolto d’impossessarsene. Ella sapeva che nel fondo del cuore dell’uomo, decaduto per la colpa, spesso si trova un’attrattiva verso l’errore, e che la verità, immutabile in se stessa, ha la sicurezza di rimanere in possesso della nostra intelligenza solo quando è difesa dalla scienza e dalla fede: la scienza, che è retaggio di pochi, e la fede, contro la quale l’errore cospira senza tregua, sotto le apparenze della verità. Nelle epoche cristiane si sarebbe ritenuto tanto colpevole quanto assurdo garantire all’errore la stessa libertà che è dovuta alla verità, ed i pubblici poteri si consideravano investiti del diritto di vegliare sulla salvezza dei deboli, allontanando da essi le occasioni di cadere, come fa un padre di famiglia quando si prende cura di salvaguardare i suoi bambini da quei pericoli che sarebbero tanto più funesti, quanto più la loro inesperienza non glieli farebbe avvertire.

Amore della fede.

Ottienici, o Martire santo, una stima sempre più grande di questo dono prezioso della fede, che ci mantiene nella via del cielo. Veglia con sollecitudine, affinché essa venga conservata in noi ed in tutti quelli che sono affidati alle nostre cure. L’amore di questa fede santa è andata in molti affievolendosi; il contatto con chi non crede li ha abituati a compiacenze di pensiero e di parola che li hanno snervati. Richiamali, Pietro, a quello zelo per la verità divina che deve essere la caratteristica principale del cristiano. Se nella società in cui vivono tutto cospira per eguagliare i diritti dell’errore a quelli della verità, che essi si sentano maggiormente obbligati a professare la verità ed a detestare l’errore. Ravviva dunque in tutti noi, o martire santo, l’ardore della fede: “senza la fede è impossibile piacere a Dio” (Ebr 11,6). Rendici delicati su questo punto d’importanza capitale per la nostra salvezza, affinché, accrescendosi sempre più la nostra fede, meritiamo di vedere in cielo, per l’eternità, ciò che fermamente avremo creduto sulla terra.

Da: dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico. – II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 582-584

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