2023 Comunicati  06 / 01 / 2023

Le funzioni dell’Epifania a Betlemme

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 4/23 del 6 gennaio 2023, Epifania del Signore

Le funzioni di Natale a Betlemme (seconda parte)

Articolo del marchese Charles-Jean-Melchior deVogüé(1829-1916), archeologo e diplomatico francese pubblicato sull’Almanacco di Terra Santa nel 1928.

Prima parte – https://www.centrostudifederici.org/le-funzioni-di-natale-a-betlemme-prima-parte/

Seconda parte – L’Epifania

Nei giorni seguenti i pellegrinaggi continuano, le aspirazioni si fanno più ardenti per l’attesa della vicina solennità dell’ Epifania, alla manifestazione di Dio fatta ai Magi venuti dalle loro regioni per adorare il nato Messia, cui porteranno preziosi doni per averne un altro più prezioso, la manifestazione di Gesù all’anima.

La via che da Gerusalemme conduce a Betlem calcata già dai Magi, richiama un lieto ricordo. Quando essi giunsero a Gerusalemme non videro più la stella che era stata loro guida fedele dell’incognito viaggio. Tuttavia ripresero il cammino fidando sul ritorno dello splendido astro. Arrivati a metà di strada fra Gerusalemme e Betlem fecero sosta per riposare ed abbeverare i loro cammelli presso un pozzo che prese poi il nome di Pozzo dei Magi o della Stella – Bir en Negem perchè ivi apparve loro nuovamente l’amica stella, che li condusse fino al luogo dov’era il Bambino, secondo il racconto lasciatoci da S. Matteo. 

La solennità dell’ Epifania a Betlem è per i cattolici come il Natale, quindi gli stessi preparativi, lo stesso entusiasmo. Le solenni cerimonie vengono celebrate pontificalmente dal P. Custode di Terra Santa, che parte da Gerusalemme nella vigilia della festa ed è ricevuto alla tomba di Rachele e poi a Betlem con lo stesso apparato, con lo stesso concorso della vigilia di Natale. 

Il solenne pontificale del P. Custode è preceduto dal lieto canto dell’annunzio delle festività maggiori che si seguiranno nel nuovo anno. 

Sul mezzodì il movimento del popolo, assume proporzioni più grandi per il continuo arrivare dei forestieri che vogliono assistere alla processione della sera in cui sarà portato in trionfo il S. Bambino, non già in fasce ma nell’atteggiamento col quale Maria lo presentò ai Magi venuti ad adorarlo. Il lungo corteo dalla chiesa di S. Caterina giunge alla Grotta : il P. Custode che funziona pontificalmente, incensa il divin Pargoletto seduto in un ricco trono in atto di benedire quanti lo guardano. Si canta il Vangelo del giorno che ricorda l’arrivo dei Magi, il loro contento, i doni portati, l’intima gioia d aver ritrovato Gesù riconosciuto Dio ed Uomo. 

Il P. Custode prende e sostiene il dolce peso, e seguendo la processione nei claustri del convento ove a stento si può passare per la ressa del popolo che aspetta per bearsi nelle care sembianze del Bambino re, invocandolo con i più soavi nomi, chiedendone la benedizione. Sono momenti indimenticabili, che traggono lagrime sempre più copiosa come sempre più ardenti addivengono le gioiose grida del popolo. I Francescani della Schola Cantorum che si sono estenuati durante le passate festività, pare che in questi ultimi momenti raccolgano le arie più melodiose per invocare la benedizione di Gesù su loro su tutti i benefattori di Terra Santa sparsi per il mondo. Ed il Bambino mostrato nell’altare dal P. Custode, si alza, benedice, tutti sentono come quella benedizione scendi nel cuore, nell’anima, nelle famiglie, sulla patria additando ad ognuno i suoi fini immortali. 

Nell’ Epifania a Betlem si svolge un’altra cerimonia ancora, il Natale per i greci-scismatici. Com’è noto, il loro calendario giuliano differenzia di 14 giorni dal gregoriano; in Palestina si usa ancora il giuliano, quindi il Natale dei Greci coincide nel giorno dell’ Epifania dei Latini. Inoltre i Greci in una sola festa celebrano il Natale e l’ Epifania del nostro Signore. 

Al mezzodì dell’ Epifania dei Latini giunge da Gerusalemme il patriarca greco-scismatico, accoltovi pure festosamente, che prima della funzione vespertina dei Francescani inizia le funzioni che proseguono poi durante la notte. I riti orientali sono maestosi per lo splendore di apparati e per la severità dei canti, che per altro essendo troppo lunghi diventano stucchevoli e stancano. Di questo ne approfittano i greci-scismatici per abbandonarsi nella stessa Basilica della Natività ad azioni disdicevoli al sacro luogo, perchè vi mangiano, cantano, schiamazzano da destare un senso di raccapriccio a chi solo per pochi istanti n’è spettatore. 

I migliori fra i greci-scismatici deplorano tali profanazioni invalse in tutte le loro funzioni, ma non ne ricercano la causa ch’è appunto nella mancanza assoluta nella quasi totalità dei greci del sentimento religioso interno, appagandosi di sole esteriorità, le quali senza il senso interiore deturpano e snaturano ogni manifestazione religiosa, riducendola ad una sconcia rappresentazione scenografica. 

È questa la miserevole condizione dei Luoghi Santi ! 

Da quel tempo (1219) fino ai giorni nostri, dai Francescani, nonostante le guerre, le invasioni, le persecuzioni, le rivalità aggressive delle diverse sètte, il posto è stato sempre occupato, i santi uffici sempre celebrati sulla culla di Gesù Cristo, come al tempo di Baldovino e di Amacery; ed è questa una delle glorie dell’Ordine di S. Francesco. 

Melchior de Vogüé

Tratto da: Almanacco di Terra Santa pel 1928, Tipografia dei PP. Francescani, Gerusalemme, pagg. 35-37