2012 Comunicati  21 / 07 / 2012

Le banche e l’evasione fiscale

Alle banche il condono fiscale, per i cittadini un colpo di fucile o una corda al collo

 

In Italia ogni giorno, qualcuno si toglie la vita perché non riesce a far fronte a pagamenti dovuti allo Stato o perché la pressione fiscale e la crisi economica l’ha costretto a chiudere l’azienda o a essere licenziato.

Un esercito silenzioso e disperato che dallo Stato non riceve proprio nulla, neppure un po’ di cristiana pietà; una lettera di cordoglio o delle parole affettuose da rivolgere alla famiglia che resta indebitata e sola.

La musica non cambia: lo Stato non può ridurre la pressione fiscale, se non si pagano tasse e imposte il cittadino contribuente si trasforma automaticamente in evasore e questo giustifica il pignoramento della casa, il sequestro della macchina e tutto ciò che possiede.

A giugno ci sarà la prima rata dell’IMU e tutto fa supporre in partenza che moltissimi non potranno sostenerla; poi a luglio la dichiarazione dei redditi e certamente in molti non potranno fare altro che accettare la sconfitta del mancato pagamento per impossibilità a farlo. Arriveranno quindi le cartelle di Equitalia, con gli interessi, le spese e quant’altro.

Da più parti si è chiesto che al Governo di abbassare le tasse e imporre a Equitalia strumenti di accertamento e riscossione più “umani”.

La risposta però è sempre la stessa, laconica e invariata: le tasse vanno pagate, al momento non ci sono i margini per ridurre la pressione fiscale e Equitalia fa solo il suo lavoro.

Alla fine, tutti pensiamo che sia vero, che non si può fare altro; d’altronde lo dicono i Ministri che questa volta sembrano veri, addirittura prima facevano i professori nelle università… dev’essere per forza così.

Poi però, scopriamo che le cose non stanno proprio in questo modo e soprattutto che avere nel Governo due Ministri strettamente legati al mondo delle banche qualche differenza deve pur averla fatta: Corrado Passera amministratore delegato di Banca Intesa e poi Intesa Sanpaolo e Francesco Profumo che è stato membro del consiglio di amministrazione di Unicredit Private Bank (dal 2008 al 2010).

“Maldicenze”, dice il nostro Presidente del Consiglio; eppure qualche sospetto viene … vox populi, vox dei!

Così, malfidenti come ormai siamo diventati a causa dell’esperienza, ci insospettiamo dopo aver scoperto dei clamorosi patteggiamenti di alcune banche proprio con l’Agenzia delle entrate.

Così accade che Monte dei Paschi patteggia per 260 milioni a fronte di un contenzioso di 1,08 miliardi di euro; Banca Intesa patteggia per 270 milioni a fronte di un contenzioso da1,65 miliardi che risale al 2010, cui si sommano 119 milioni come indicato nella relazione al 30 settembre 2011; la Banca popolare di Milano ha pagato 186 milioni di euro per sanare la pendenza con il fisco che aveva riscontrato 313 milioni di euro da corrispondersi per il periodo 2004 – 2008; Unicredit per il momento ha pagato 99 milioni di euro relativi all’anno 2005, ma avrebbe una transazione in corso che prevede il pagamento di altri 200 milioni di euro che chiuderebbero definitivamente le pendenze con il fisco; il Credem da 45 milioni.

Questi pagamenti possono essere considerati un autentico condono tombale e non più una semplice transazione, come sono stati definiti questi “accordi” da alcuni giornali; infatti, il pagamento dell’importo “contrattato” determina la chiusura “tombale” della propria posizione con il fisco rispetto ai periodi contestati.

Come sempre non possiamo prendere Mario Monti come origine di tutti i guai, e infatti molte di queste transazioni hanno avuto inizio nell’ultima fase del Governo Berlusconi e con Monti stanno portando a compimento l’opera.

Ma già che di opera si parla, il vero capolavoro che ha fatto questo governo è stato il seguente: nella legge di delega fiscale il governo ha introdotto un articolo, il numero 9, “revisione del sistema sanzionatorio” che prevede la depenalizzazione di alcuni reati, tra i quali quello di elusione fiscale, che è alla base di molte delle contestazioni che le banche hanno ricevuto dal fisco e che avevano recato la necessità di ricorrere al condono e per evitare problemi per il futuro, il reato è stato definitivamente depenalizzato.

Non ci sono dubbi in proposito, l’articolo dice testualmente: “esclusione della rilevanza penale per i comportamenti ascrivibili all’elusione fiscale” quindi non essendo più reato penale, le procure non potranno più indagare. Ricordiamo che per elusione fiscale s’intende quando una parte pone in essere un determinato rapporto giuridico con l’unico fine di conseguire un risparmio fiscale che viene quindi indebitamente raggiunto.

Questo discorso fa una certa impressione soprattutto se paragoniamo la depenalizzazione dell’elusione fiscale (che come ricordiamo ha interessato Agenzia delle Entrate e Procure in casi che sono a dir poco milionari, primo tra tutti quello dei due stilisti, Dolce & Gabbana) con la politica di inasprimento delle sanzioni voluta da Berlusconi e Tremonti, secondo i quali se a un cittadino era contestato un importo superiore a 30 mila euro in caso di dichiarazione fraudolenta, poteva essere giudicato direttamente dal giudice penale rischiando quindi il carcere. Quindi il cittadino al cittadino se viene contestata una dichiarazione fraudolente per operazioni superiori a 30 mila euro finisce in carcere, la banca se compie elusione fiscale al massimo prende una multa che poi contesta? Ma c’è ancora nei tribunali il cartello con su scritto “La legge è uguale per tutti” oppure hanno pensato bene di eliminarlo per non creare false speranze?

Rispetto a quanto detto, sembra proprio voler dire che se il Governo vuole una soluzione può trovarla, come d’altronde ha fatto La Severino che ha introdotto su una norma ad hoc in difesa delle banche, che oggi più che mai potranno fare impunemente tutti gli imbrogli che vorranno pur di pagare meno tasse, senza tra l’altro incorrere nel rischio di finire sotto inchiesta penale.

Quanta generosità sta dimostrando il Governo con le banche e quanta spregiudicatezza, insensibilità, arroganza, ostinazione con i cittadini che invece devono pagare tutto e subito 60 o 90 giorni e poi ti ipotecano la casa e minacciano di venderla all’asta.

Ma gli uomini e le donne di questo Governo tecnico, che non abbiamo né voluto né votato, hanno uno specchio a casa loro in cui guardarsi? Qualcuno ha forse conservato un briciolo di pudore?

Ma soprattutto la domanda è: come accidenti fanno quelli del PDL, UDC e del PD a sostenere il governo in tutto e per tutto e poi dire che lo hanno fatto per il bene dell’Italia.

Sarebbe ora che l’Italia la lasciassero in pace, dovrebbero essere cacciati tutti: ministri, parlamentari, presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica, fuori dal territorio nazionale come si fece ai tempi dei Savoia.

Oggi un giovane padre di famiglia è morto perché senza lavoro e oppresso dai debiti, e un altro, un vecchio artigiano, si è sparato un colpo alla testa perché ha ricevuto due cartelle esattoriali per quasi 30 mila euro. Ma dico siamo impazziti?

Si stanno uccidendo uomini che hanno lavorato tutta la vita, che non hanno mai chiesto nulla a nessuno e che lo stato sta mettendo con le spalle al muro perché non può ridurre la pressione fiscale e le tasse vanno pagate sempre e tutte… ma se un cittadino non ce la fa, si deve sparare un colpo in testa oppure l’agenzia dell’Entrate e Equitalia potrebbero stare a sentire, valutare le situazioni e perché no magari fare il condono anche alle famiglie e alle imprese in difficoltà, così le aziende non chiuderebbero e i padri di famiglia resterebbero con i propri figli.

È così difficile da capire? Oppure quanti italiani devono ancora morire perché uno sciagurato si è messo in testa che dobbiamo raggiungere il pareggio di bilancio?

Fonte: La penna della coscienza