2012 Comunicati  26 / 05 / 2012

La Terra Santa prigioniera dello stato israeliano

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza

Comunicato n. 56/12 del 25 maggio 2012, San Gregorio VII

La Terra Santa prigioniera dello stato israeliano

Vicario della Custodia: Israele discrimina i cittadini cristiani
Nel 1948, con la nascita dello Stato d’Israele, è iniziato l’esodo dei cristiani dalla Terra santa. Si calcola che almeno 350mila fedeli abbiamo lasciato questa zona. Secondo il francescano Atermio Victores, Vicario della Custodia di Terra santa, sebbene cattolici, ortodossi e non siano soggetti a vere e proprie persecuzioni come in Egitto o in Iraq, questi cittadini “devono fronteggiare quotidianamente una serie di discriminazioni burocratiche”. Una situazione – sottolinea il religioso – che porterà presto la regione a non avere più cittadini di quella fede. Tant’è che la presenza cristiana a Gerusalemme è già precipitata: dal 20 per cento degli anni successivi alla seconda guerra mondiale, all’attuale 1,4.

Video:

Fonte: Il Fatto Quotidiano TV

L’occupazione israeliana della Terra Santa
Parlare dei cristiani in Terra Santa sembra facile e chiaro per alcuni. Forse lo era cinquant’anni fa, ma oggi non è il caso, la storia negli ultimi anni è stata irta di difficoltà che tendono a crescere piuttosto che diminuire. Le difficoltà in atto: si parla di “pace, pace”, mentre la pace non c’è. Sono solo parole, di fatto i territori palestinesi e i luoghi della Terra Santa sono sotto l’occupazione israeliana. C’è un muro che separa tali luoghi in territorio palestinese. Gli insediamenti israeliani devastano la nostra terra in nome di Dio e in nome della forza militare, controllando le nostre risorse naturali, compresa l’acqua e i terreni agricoli. Siamo ancora oggi sottoposti ai posti di blocco mi-litari durante il nostro percorso quotidiano per raggiungere i posti di lavoro, le scuole o gli ospedali. … La libertà di accesso ai luoghi santi è negata in nome della sicurezza del Paese. Gerusalemme ed i luoghi santi sono divenuti inaccessibili per molti cristiani … della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. L’assenza di una visione positiva del futuro e di una scintilla di speranza spinge i cristiani ad emigrare e così il territorio viene privato delle sue più importanti risorse: i giovani. La sofferenza continua mentre la comunità internazionale nel silenzio guarda a questa situazione. (…) (Riflessione di Mughannam Ghannam, responsabile della Pastorale Giovanile in tutta la Terra Santa)
Fonte: Giovani Loreto

L’acqua in Terra Santa, un’urgenza umanitaria
GERUSALEMME – La Société Saint Yves, http://saintyves.org.il/ Centro cattolico per i diritti umani a Gerusalemme, analizza la questione della demolizione arbitraria dei pozzi d’acqua. La Société Saint Yves lotta per i diritti civili e sociali degli abitanti della Terra Santa; lavora con il patrocinio del Patriarcato Latino di Gerusalemme.
Situato alla periferia di Betlemme, Rashayida è un piccolo villaggio dove gli abitanti attendono con ansia i camion israeliani che trasportano preziosi litri di acqua. L’acqua verrà utilizzata con prudenza, visto che durante i mesi estivi piove raramente e che l’acquisto di acqua riduce di molto il loro stipendio mensile. Questa estate si rivelerà particolarmente difficile per gli agricoltori e le famiglie che hanno visto la loro principale fonte d’acqua distrutta dalle forze dell’esercito israeliano. Il pozzo, risalente all’epoca bizantina, è stato distrutto dopo che il proprietario stava provvedendo a ristrutturarne la copertura, ma senza permesso. Questa azione gli è costata cara, visto che per lui e per altri quattro familiari sono state chiuse le forniture d’acqua, su cui facevano affidamento per i lunghi mesi estivi. Questo è stato il terzo pozzo del genere ad essere distrutto nella regione negli ultimi sette mesi.
Questo villaggio, tra gli altri, ha subito negli ultimi due anni una riduzione drastica delle risorse idriche. La maggior parte di queste comunità si trova nella zona C, che copre oltre il 60% della Cisgiordania e si trova sotto la totale occupazione delle forze militari israeliane. Le autorità israeliane (ICA), controllano le leggi, la pianificazione del territorio e la sicurezza. Questo include tutti i lavori di ristrutturazione, di riadattamento e di costruzione di sistemi idrici. Ogni struttura deve ricevere un permesso rilasciato dalle autorità israeliane. Con un processo di approvazione che può durare anni e con un tasso di accettazione che va da1 a 6, confermata del resto dalle statistiche dei militari israeliani, la maggior parte delle comunità si trova a rischio di demolizione, perché la necessità urgente di acqua supera ogni considerazione legale ed amministrativa.
La Société Saint Yves ha rilevato una tendenza verso la demolizione delle risorse idriche nel 2010, quando l’organizzazione ha cominciato ad essere sommersa da casi di demolizione dei pozzi. La zona C è abitata dalle comunità più povere della Cisgiordania, che dipendono principalmente dall’agricoltura e dall’allevamento. Questa zona è anche caratterizzata da una significativa mancanza di infrastrutture idriche. La demolizione delle cisterne esistenti rappresenta la fine delle loro possibilità di sussistenza. Largamente documentata dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, la politica di demolizione delle strutture fornitrici di acqua, si è fusa con una strategia pensata da parte di Israele volta a forzare lo spostamento dei palestinesi. Dal 2010 al 2011, la demolizione di strutture di raccolta dell’acqua è più che raddoppiato, con 46 pozzi demoliti. Ciò ha colpito più di 14.000 persone ed ha provocato l’esodo di molte famiglie.
La politica di demolizione delle riserve di acqua deve essere inquadrata nel contesto più ampio dell’occupazione e dell’applicazione di un regime di pianificazione restrittivo controllato dall’esercito israeliano. Nel 2011, St. Yves ha chiesto alla Corte Suprema israeliana di giustizia di ripristinare le commissioni di pianificazione locali nell’Area C. Questa organizzazione ha avviato anche una campagna, con il sostegno di altre organizzazioni locali, volta a proteggere legalmente i serbatoi da demolizioni arbitrarie. Questa domanda va al di là del conflitto israelo-palestinese, è una causa umanitaria urgente. Come parte di questa campagna, è stata pubblicata una petizione online per ricordare alla Corte Suprema israeliana il suo obbligo al rispetto del diritto internazionale.
Fonte: It.Lpj.org