2014 Comunicati  15 / 04 / 2014

Il ruolo dei turchi nella persecuzione degli armeni in Siria

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 41/14 del 15 aprile 2014, Sant’Anastasia

Siria. “I turchi attaccano con i ribelli gli armeni di Kessab. La mia famiglia è fuggita: perché l’Occidente tace?”

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Intervista a padre Hamazasp Kechichian, originario di Kessab: «Il governo turco vuole ancora attaccare gli armeni. I ribelli stanno distruggendo le croci e profanando le chiese»
«Anche i turchi con i ribelli hanno attaccato Kessab. Tutta la mia famiglia è dovuta scappare a Latakia». Padre Hamazasp Kechichian, della congregazione armena mechitarista, si trova in Italia dal 1997 al monastero San Lazzaro di Venezia. Ma è originario di Kessab, il villaggio siriano attaccato dai ribelli lo scorso 21 marzo. I suoi parenti sono fuggiti insieme ad altre 600 famiglie, mentre nell’attacco sono morte circa 80 persone. Ma l’offensiva non è stata portata avanti solo dai ribelli, c’era anche l’esercito turco.

D. La Turchia ha aiutato i ribelli?
R. Sì, Ankara ha aperto il confine per loro. Testimoni oculari hanno visto entrare in Siria carri armati turchi. Siria e Turchia hanno un accordo da 40 anni che vieta la presenza dell’esercito turco sul confine. Loro l’hanno violato. Il governo turco vuole ancora attaccare gli armeni, ha il progetto di evacuarli e farli allontanare dal Medio Oriente. E non solo gli armeni, anche i cristiani.
D. Ha sentito la sua famiglia?
R. Sono in contatto con loro tutti i giorni. Ora sono rifugiati a Latakia, dove sono stati accolti dalla Chiesa armena apostolica. Altri sono andati dai rispettivi parenti, qualcuno in Libano. Sono scappate circa duemila persone perché a Kessab si erano rifugiati anche gli armeni di Aleppo e altri luoghi sotto attacco. I miei parenti stanno soffrendo, hanno il cuore infranto ma sentono anche la vicinanza di tutti gli armeni del mondo.
D. I ribelli hanno attaccato i luoghi cristiani, come già fatto in tante altre città della Siria?
R. Sì. Stanno distruggendo le croci e profanando le chiese. Una chiesa è stata trasformata in un deposito di armi. L’attacco è stato improvviso, nessuno se lo aspettava.
D. Prima che iniziasse la guerra, come si viveva a Kessab?
R. In totale armonia, anche con i nostri fratelli non cristiani. Il governo ci ha sempre protetto, perché ci ha sempre considerato come cittadini siriani. Nessuno poteva toccare le minoranze, il governo ci assicurava tutto, persino la professione della fede, il mantenimento della nostra identità di armeni. Potevamo studiare la nostra storia e cultura, nessuno ci impediva niente. Era un luogo di convivenza e di pace ma ora la Siria è diventata un inferno.
D. La colpa è solo dei ribelli?
R. Sicuramente il governo, come tanti altri governi, ha fatto degli errori. Forse anche grossolani. Ma Assad ha protetto le minoranze per 40 anni e ha dato la possibilità ai giovani di studiare quasi gratuitamente. Nessuno può negare questi fatti.
D. L’esercito siriano sta tentando di riprendere la città?
R.Sì, ora solo il centro della città è in mano ai ribelli ma le parti montagnose attorno sono state riconquistate dal governo. Nei combattimenti nelle ultime 48 ore ci sono state 500 vittime. Se hanno attaccato Kessab è perché è un luogo strategico, una fortezza. Da lì, poi, si può facilmente attaccare Latakia , dove è nato Assad.
D. La guerra è entrata nel suo quarto anno e sembra non avere fine.
R. In Siria ci sono problemi di etnie diverse ma a fare guerra ad Assad sono soprattutto rivoluzionari stranieri, mercenari comprati da Arabia Saudita, Qatar e Turchia, che ha giocato un ruolo importante in questa faccenda. La cosa che davvero mi meraviglia è come mai le potenze occidentali non intervengano per difendere i cristiani dagli integralisti. È tutto il popolo siriano a soffrire ma nessuno più parla dei nostri fratelli cristiani. Forse perché l’Occidente è alleato della Turchia ma questi ribelli profanano le chiese, uccidono persone con metodi brutali e non importa a nessuno. Questo è il nostro grande dolore. A nessuno importa se il governo di Erdogan odia i cristiani. Vorrei dire un’ultima cosa.
D. Prego
R. Questa è la terza volta in un secolo che gli armeni di Kessab sono costretti a scappare. Nel 1909 i turchi hanno invaso e saccheggiato le nostre case, nel 1915 c’è stata la deportazione e il genocidio che tutti conoscono bene. E adesso ancora siamo costretti a fuggire. Gli armeni di Kessab non sono come altri armeni della diaspora, Kessab è l’unico villaggio armeno nella diaspora. Il resto del Regno armeno di Cilicia vive lì da oltre 600 anni.
Tempi

Mussa Dagh, oggi come 100 anni fa
Vi ricordate “I Quaranta giorni del Mussa Dagh”, il bellissimo romanzo di Franz Werfel sull’eroica – fortunata – resistenza di sette villaggi armeni contro la deportazione e il genocidio turco nella Prima Guerra Mondiale? L’incubo di allora – è passato quasi un secolo, ma la memoria è ben viva fra gli armeni – si è ripresentato in questi giorni in quella regione, al confine fra Siria e Turchia, il Kessab.
Secondo quanto riportano diverse fonti giornalistiche armene, i villaggi della zona a popolazione armena sono stati il bersaglio di tre giorni di attacchi brutali, partiti dal oltre il confine con la Turchia, da parte di fondamentalisti islamici del fronte al-Nusra, affiliato ad al-Qaeda. Si parla di circa ottanta morti, fra i civili; e oltre quattrocento famiglie hanno abbandonato la zona, cercando rifugio a Lattakia e a Basit.
Un responsabile della comunità armena, Nerses Sarkissian, ha dichiarato che i terroristi sono entrati dalla Turchia, sconsacrando chiese, saccheggiando case e distruggendo gli edifici pubblici. Alcuni armeni sono rimasti nei villaggi; la loro sorte non è conosciuta. Sarkissian ha sottolineato che le bande di aggressori venivano dalla Turchia e hanno agito con l’appoggio dei militari di Ankara. I feriti fra di loro sono trasportati in Turchia per ricevere le cure del caso. Questo episodio, oltre all’abbattimento di un jet siriano da parte della contraerea turca in una situazione controversa di sconfinamento dimostra che la Turchia sta aumentando il suo coinvolgimento al fianco dei miliziani fondamentalisti di 83 Paesi diversi che stanno combattendo in Siria.
A questo riguardo pubblichiamo un comunicato della Comunità Armena di Roma.
“Con il pretesto della guerra civile in Siria il governo turco (peraltro alle prese con gli scandali ed una crisi politica senza precedenti) prosegue, ora come cento anni fa, la politica di aggressione contro le locali comunità armene. E’ notizia di questi giorni attacchi e bombardamenti turchi nei confronti della cittadina armena di Kessab (Siria nord orientale) che si trova prossima al confine con la Turchia stessa nella zona del Mussa Dagh, il massiccio reso celebre dal capolavoro letterario di Franz Werfel. Gruppi paramilitari turchi hanno attaccato la zona popolata quasi esclusivamente dai discendenti di quegli armeni che sfuggirono all’orrore del genocidio del 1915. Un sacerdote armeno, parroco in Kessab, attraverso la sua pagina Facebook ha postato oggi la notizia che due giorni fa, alle 6 del mattino, la città è stata bombardata da parte di gruppi paramilitari turchi e la popolazione del paese (1500 anime) è fuggita verso Latakia (a circa 60 km da Kessab). Mentre scriviamo Kessab è nelle mani delle milizie turche. A quasi un secolo di distanza i turchi non perdono il vizio di considerare gli armeni il loro nemico principale e non hanno alcuna remora ad attaccare i pacifici residenti di questi villaggi di confine. Le comunità armene di tutto il mondo si stanno muovendo per denunciare questa ennesima aggressione che risulta essere oltretutto alquanto pericolosa alla luce della grave situazione siriana. L’abbattimento dell’aereo siriano avvenuto oggi può essere collegato a queste azioni turche di aggressione dal momento che, stando a fonti ufficiali, il velivolo dell’aviazione siriana si sarebbe spinto fino alla zona prossima al confine con la Turchia proprio per cercare di contrastare le attività paramilitari turche di infiltrazione nel territorio della Siria. Il Consiglio per la comunità armena di Roma nell’esprimere la sua enorme preoccupazione per l’accaduto, vuole unirsi agli armeni di altri paesi denunciando con fermezza la politica turca di aggressione e chiedendo anche alla stampa italiana di dare risalto a quanto sta accadendo nella regione, al fine di scongiurare lo sterminio dell’inerme popolazione armena della zona”.
La Stampa

Armeni siriani di Kessab deportati in territorio turco
Agenzia Fides – 10/4/2014 – Alcuni anziani di Kessab, la città nord-orientale siriana a maggioranza armena assalita nelle scorse settimane da milizie armate anti-Assad, sono stati trasferiti dagli stessi miliziani in territorio turco, senza essere stati informati prima della loro destinazione. É quanto emerge da fonti armene consultate dall’Agenzia Fides. Nei giorni scorsi la stampa turca aveva dato risalto alla notizia che almeno 18 armeni fuggiti da Kessab dopo l’assalto dei ribelli avevano trovato asilo in alcuni villaggi turchi come Yayladagı e Vakif. La notizia era stata riportata con enfasi, mentre si avvicina il centenario del genocidio subito dagli armeni nella Turchia ottomana. Le indagini condotte da alcuni media armeni hanno rivelato dettagli eloquenti sul modo in cui è avvenuto il trasferimento degli armeni siriani in territorio turco. Secondo le testimonianze di alcune donne anziane accolte nel villaggio turco di Vakif, gli uomini armati che hanno assalito le loro case parlavano in turco e hanno scelto di trasferire in territorio turco i pochi anziani rimasti a Kessab dopo che la quasi totalità della popolazione armena della città era fuggita verso la zona costiera di Latakia, all’arrivo delle milizia anti-Assad. Il trasferimento forzoso in Turchia è avvenuto in condizioni proibitive per gli anziani armeni, che erano stati tenuti all’oscuro della reale destinazione.
Fides.org