2023 Comunicati  21 / 02 / 2023

Il Papa Adriano VI

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 23/23 del 21 febbraio 2023, San Severiano

Il Papa Adriano VI

Nel 2022 è stato celebrato il quinto centenario dell’elezione di Adriano VI, papa olandese. Don Natanaël Steenbergen, compatriota del pontefice, l’ha ricordato sulla rivista “Sodalitium” (n. 73, dicembre 2022).

Papa Adriano: quinto centenario 1522 – 2022

Il 31 agosto 2022 abbiamo celebrato il 5° centenario dell’incoronazione di papa Adriano VI, unico papa olandese e ultimo papa non italiano della storia finora. Il 31 agosto 1522 fu incoronato Papa a Roma.

Adriaan Floriszoon Boeyens nacque il 2 marzo 1459 nella Brandstraat a Utrecht nei Paesi Bassi. Era figlio del maestro d’ascia Floris (a sua volta figlio di Boudewijn o Boeyen Dedel) e di Geertruid. Adriaan aveva due fratelli maggiori Klaas e Jan. Suo padre morì quando aveva dieci anni. Adriaan riusciva molto bene nello studio e andò alla scuola latina di Zwolle, dove fu istruito dai Fratelli della Vita Comune. È così che ha conosciuto anche la Devozione Moderna (1). Dal 1476 Adriaan studiò all’Università di Lovanio, dove ottenne anche il dottorato in teologia.

Il 30 giugno 1490 fu ordinato sacerdote. Fu più volte rettore di detta Università, canonico della Chiesa di Nostra Signora ad Anversa, ad Anderlecht e a Utrecht, e nel 1497 decano della Chiesa di San Pietro di Lovanio.

L’imperatore Massimiliano I lo nominò nel 1507 educatore e insegnante di suo nipote di 7 anni, il principe Carlo, nato a Gand, il futuro imperatore Carlo V. Adriano istruì Carlo al castello ducale di Keizersberg a Lovanio, e nella residenza di sua zia Margherita d’Austria a Malines. Nel 1515 partì per la Spagna per una missione diplomatica con il re Ferdinando II d’Aragona nell’interesse del suo allievo Carlo V. Grazie al successo di questa missione, e con la morte di sua nonna Isabella la Cattolica di Castiglia, Carlo V, già Signore dei Paesi Bassi, divenne anche erede delle terre spagnole: Sicilia e America.

Nel 1516 Adriano divenne vescovo di Tortosa e il 1° luglio 1517 papa Leone X lo creò cardinale. Dopo che Carlo V divenne imperatore del Sacro Romano Impero nel 1519, quell’impero dove il sole non tramontava mai, Adriano governò le terre spagnole, carica che accettò come un grave fardello solo per il bene dell’imperatore.

Alla fine dell’anno 1521, dopo la morte improvvisa di papa Leone X appartenente alla famiglia de’ Medici, dopo molti turni di votazioni non si riuscì a raggiungere un accordo sui vari candidati papali: i filo-imperiali Giulio de’ Medici e Farnese, o un cardinale più filo-francese. Poi finalmente Adriano, il cardinale olandese che non era nemmeno presente al conclave, fu presentato come un uomo santissimo e meritevole. Una proposta che fu sostenuta dal cardinale Gaetano, e accolta da molti. Così Adriano, pur assente, fu eletto come il nuovo successore di San Pietro, il 9 gennaio 1522. Una scelta che allarmò il popolo romano, ma ben presto preoccupò anche molti cardinali abituati alla vita lussuosa, nel timore che questa vita ben presto dovesse finire perché si temevano severe riforme da parte del pio e santo olandese.

Adriano reagì con tristezza alla notizia della sua elezione al papato: avrebbe voluto ritirarsi per prepararsi all’eternità nella preghiera e nello studio, invece di assumersi la responsabilità massima sulla terra. Accettò solo per conformarsi alla santa volontà di Dio, ed era deciso ad affrontare con tutte le sue forze questa grave responsabilità per il bene della Chiesa di Dio.

Mentre a Roma c’era il disordine e scoppiava inoltre un’epidemia di peste, che faceva nascere la speranza, anche tra i cardinali mondani, che il nuovo Papa alla fine non venisse, Adriano VI dovette fare i conti con le grandi difficoltà nei preparativi del suo viaggio a Roma, attraverso il Mediterraneo pieno di pirati turchi. Infine Adriano si imbarcò la sera del 5 agosto 1522; durante il viaggio di tre settimane, celebrò la Messa tutti i giorni. Il 28 agosto papa Adriano VI sbarcò ad Ostia. Aveva lasciato dietro di sé la flotta di cinquanta navi ed era arrivato su una barca a remi con solo sei assistenti. Il Papa scese per primo dalla barca e si recò prontamente in chiesa per pregare, com’era solito fare quando arrivava. Rifiutò il banchetto troppo sontuoso che gli era stato preparato e volle partire subito per Roma. Fra all’incredulità dei cardinali, che non potevano credere che il Papa sarebbe arrivato a Roma durante un’epidemia di peste, e quindi non avevano fatto i preparativi di rito, Adriano, contro ogni consiglio, partì per Roma su un asino, e così entrò nella città. La sua incoronazione finalmente ebbe luogo la domenica 31 agosto 1522.

Papa Adriano VI vedeva come suoi compiti principali la riforma della Chiesa, la lotta contro il protestantesimo (Lutero si era ribellato solo pochi anni prima) e l’unificazione delle potenze cristiane contro gli attacchi dei Turchi.

Adriano aveva vivamente a cuore la restaurazione dei costumi e della disciplina nel clero e nel popolo fedele; egli cominciò la riforma cattolica dapprima dalla corte di Roma, bandendo molte abitudini mondane, licenziose o dissolute. Non tollerava simili abitudini tra i cardinali, ma anche nel suo personale stile di vita Adriano era completamente diverso dal suo predecessore Leone X. Era molto taciturno, coscienzioso e prudente (era soprannominato videbimus, che significa “vedremo …”) e spesso cercava la solitudine. Licenziò quasi tutta la sua corte, non spese quasi nulla per i suoi bisogni personali; una sola cuoca olandese gli faceva da mangiare. Tutto questo con grande dispiacere dell’esuberante popolo romano, desideroso di festeggiare e abituato al divertimento. Mentre Leone X, secondo lo spirito del suo tempo, si era comportato come un mecenate, anche senza aver i mezzi per farlo, Adriano non condivise l’eccessiva ammirazione degli umanisti rinascimentali per l’antichità pagana. A causa di tutto questo attirò sempre più su di sè l’odio dei molti fannulloni mondani di Roma.

Nonostante la forte opposizione da parte dei più mondani tra i clerici e malgrado la brevissima durata del suo pontificato, Adriano VI riuscì a lasciare il suo segno nella Riforma cattolica, applicando tutte le sue forze per porre fine ai tanti soprusi. Che questo pontefice abbia gettato i semi e sia alla radice della futura Riforma cattolica, ciò è evidente anche dal fatto che chiamò a Roma Gian Pietro Carafa, che fu poi il grande Papa della Riforma Paolo IV, che a sua volta fece cardinale Michele Ghislieri, il successivo san Pio V, entrambi grandi papi del Concilio di Trento.

I tentativi di Adriano VI per salvare le terre tedesche dal protestantesimo fallirono principalmente a causa dell’atteggiamento orgoglioso, egoista e infedele di molti principi tedeschi, che piuttosto che dare ascolto al Vicario di Cristo per il bene della Chiesa e della patria, preferirono cercare gli interessi del loro potere personale e seguire le furie dell’eresiarca di Wittenberg. Fedele al suo solito stile volgare e rozzo, Lutero scrisse in uno dei suoi opuscoli su Adriano VI: “Il Papa è un magister noster di Lovanio, una scuola dove tali asini possono diplomarsi; Satana parla dalla sua bocca”. Il Papa virtuoso dei Paesi Bassi fu chiamato dal monaco apostata: un Anticristo, un ipocrita, un tiranno cieco e un servitore di Satana.

Adriano dovette anche subire una grande delusione da parte di Erasmo: alle ripetute insistenze del Papa per usare le sue doti letterarie per la causa della vera Fede, per la Chiesa di Cristo e contro gli errori protestanti, Erasmo rispose dapprima in modo evasivo e infine rifiutò freddamente. Anche in Francia, il Papa patì tante avversità a causa dell’atteggiamento arrogante e traditore del re Francesco I, in gran parte responsabile del fallimento della crociata contro i Turchi, cospirò persino con il cardinale Soderini per invadere l’Italia e organizzare un colpo di stato contro Adriano. I piani furono scoperti in tempo e Soderini fu arrestato, ma la pace tra la Francia e l’Impero tanto voluta da Adriano divenne del tutto impossibile. Il re francese minacciò persino il Papa della stessa sorte che aveva subito il papa Bonifacio VIII, e Adriano VI non poté fare altro che firmare la Lega imperiale.

Va ricordato il suo coraggio e la dedizione al dovere durante le gravi epidemie di peste. Durante il pontificato di Adriano VI, durato poco più di un anno, la peste imperversò due volte a Stemma di papa Adriano VI Roma, provocando molte migliaia di morti. Nonostante le ripetute sollecitazioni di cardinali e curiali spaventati, quasi tutti fuggiti da Roma, Adriano rimase nella città deserta, dove regnava la morte, e anche quando si ammalò lui stesso , appena poté, riprese diligentemente il suo lavoro quotidiano per il bene della Chiesa a lui affidata.

L’agosto del 1523 fu eccezionalmente caldo a Roma. Adriano già indebolito, si ammalò più volte, ma ogni volta si riprese. L’8 settembre improvvisamente si aggravò molto: ricevette l’estrema Unzione e il 14 settembre 1523 morì devotamente e nella più grande pace, così come aveva vissuto.

Immediatamente dopo la morte di Adriano ci furono voci di avvelenamento come causa della sua morte; sebbene gli storici non siano d’accordo su questo, sta di fatto che il medico personale del Papa, alla sua morte fu onorato dal popolo romano come “il liberatore della patria, del senato e del popolo romano”. Adriano fu provvisoriamente sepolto nell’antica San Pietro tra Pio II e Pio III. L’epitaffio era di sua mano: “Qui giace Adriano VI, che ebbe la maggiore delle sventure, quella di regnare”. Ma anche dopo la sua morte le espressioni di odio continuarono e la sua tomba fu contrassegnata dall’iscrizione: “hic iacet impius inter Pios”.

Il cardinale Willem van Enckevoirt, che era stato il grande amico e consigliere di Adriano VI, fece erigere un grandioso mausoleo in Santa Maria dell’Anima, dove furono trasferite le spoglie di Adriano, e dove ora riposa. Sulla tomba leggiamo le parole: “Proh dolor, quantum refert in quæ tempora vel optimi cuiusque virtus incidat: Ah, quanto importa in quali tempi cadono le fatiche dell’uomo anche più perfetto”.

Nota

1) L’espressione “Devotio Moderna” si riferisce ad un movimento di riforma cattolica, nato soprattutto nel quindicesimo secolo nei Paesi Bassi, che propugnava una restaurazione della santità e dei costumi della vita. Iniziatore fu Geert Groote, fondatore dei “Fratelli della Vita Comune”. Tommaso da Kempis (originario dalla stessa zona in Olanda) è il più conosciuto appartente a questo movimento.

Bibliografia:

LUDWIG PASTOR, Geschichte der Päpste, Band IV Im Zeitalter der Renaissance und der Glaubensspaltung, Zweites Buch: Adrian VI 1522-1523.

ELSE HOCKS, Paus Adriaan VI, een Utrechtse timmermanszoon op den heiligen Stoel van St. Petrus, Amsterdam.

ROHRBACHER, Storia Universale della Chiesa Cattolica, Volume 12, Libro 84.

MULLER, Het oudste cartularium van het sticht Utrecht, ‘s Gravenhage 1892, 182f

Fonte: https://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/73.pdf, pagg. 50 – 53.