2013 Comunicati  11 / 04 / 2013

Genocidio siriano

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 36/13 dell’11 aprile 2013, San Leone Magno

Genocidio siriano

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A poche ore di aereo dall’Italia si sta consumando l’ennesimo crimine dei regimi democratici occidentali, in combutta con regimi islamici come l’Arabia Saudita e il Qatar. La popolazione siriana è decimata dalle bande di terroristi finanziati e armati dai nemici di Assad; in particolare rischiano di scomparire le comunità cristiane, bersaglio preferito dei ribelli. Mentre la quasi totalità dei giornalisti italiani diffonde le menzogne della propaganda israeliano-statunitense, il blog http://oraprosiria.blogspot.it/ è una delle pochissime voci fuori dal coro e regolarmente diffonde le testimonianze del clero cattolico presente in Siria.

Forze oscure
Lo slancio democratico della “primavera araba” nasconde sempre meno il rischio, almeno in Siria, della discordia confessionale, che minaccia di estendersi ad alcune regioni libanesi, e la possibile deriva oscurantista. Alla viglia della sua partenza per la Francia il patriarca maronita, cardinale Béchara Raï, torna a ribadire la sua presa di distanza da un fenomeno che aveva suscitato tante speranze. “Forze oscure – ha detto in tono grave lunedì scorso, davanti all’ambasciatore francese Patrice Paoli – operano per disarticolare Stati e istituzioni, e cercano instancabilmente di accendere la ‘fitna’ tra le diverse confessioni religiose che, finora, coesistono pacificamente e questo, per ironia, in nome della democrazia e della ‘primavera araba’. (…)
Ora Pro Siria

Dai Frati della Custodia di Aleppo
“E’ stata una reale Settimana di passione quella appena trascorsa dalle comunità cristiane di Aleppo, città martire della Siria, al centro da mesi di violenti scontri tra forze fedeli al regime di Assad e quelle dell’opposizione armata e dei ribelli. La Custodia di Terra Santa ha da poco diffuso la testimonianza delle due fraternità francescane di Aleppo relativa alla Pasqua appena trascorsa. “Ad Aleppo – si legge nel testo che riporta le parole di padre Giorgio – abbiamo potuto celebrare tutte le funzioni della Settimana Santa, Vigilia Pasquale e Domenica di Pasqua con grande afflusso di gente. Ma è stata una settimana di Passione per la comunità cristiana della città: i dissidenti hanno occupato, il Venerdì Santo, il quartiere confinante con i nostri cimiteri cristiani, mettendo a ferro e fuoco il quartiere!
La gente è fuggita solo con i vestiti che avevano addosso, tra questi le 350 trecento cinquanta famiglie cristiane del quartiere; anche gli abitanti di altri due quartieri a maggioranza cristiana, hanno dovuto abbandonare le loro case perché esposte a mortai, razzi e cecchini. Sabato Santo il guardiano del nostro cimitero latino è stato colpito da un cecchino ed è morto sul colpo”. I morti, secondo la testimonianza non trovano sepoltura adeguata dal momento che non si può arrivare ai cimiteri. “Il governatore ci ha messo a disposizione momentaneamente un pezzo di terreno per seppellire i nostri morti. Da Sabato Santo siamo senza luce, poca acqua, i telefoni possono funzionare alle volte come pure internet.
I nostri frati stanno bene, cerchiamo di fare il nostro meglio e essere un segno di speranza per la gente che ora per paura vuole fuggire”.
Ora Pro Siria

Dal Vicariato apostolico di Aleppo
30 marzo, Sabato Santo – Ieri Venerdì Santo, i ribelli hanno invaso il quartiere di Sheikh Maksoud, dove si trovano gli sfollati che già avevamo in carico e anche le 300 famiglie cristiane più povere di Aleppo che abbiamo in cura. Una breve battaglia, ed eccoli padroni di queste posizioni. Ci sono alcuni morti e feriti tra le persone a cui diamo soccorso. Questa mattina, hanno obbligato tutte le famiglie cristiane a lasciare le case. Molti sono venuti a rifugiarsi nel convento di noi Fratelli. Per quanto riguarda i nostri sfollati ospitati nelle scuole, molti sono fuggiti, sfollati una seconda volta, e il resto sono rimasti, assegnati ad altre scuole. Furti, atti vandalici sono seguiti. Un nuovo dramma che si aggiunge a tutto il resto. Con noi, famiglia Antaki, abbiamo accolto la nostra cameriera e la sua grande famiglia (15 persone) musulmana che ha anch’essa lasciato i combattimenti del quartiere Sheikh Maksoud. Un regalo di Pasqua per tutti questi nuovi sfollati. Fortunatamente, il calore dell’accoglienza e la disponibilità dei fratelli Maristi e laici sono là. ad alleviare alcune delle sofferenze dei nostri fratelli.
31 marzo, Domenica di Pasqua – Buona Pasqua, Christos Anesti.
Oggi, le famiglie cristiane di Sheikh Maksoud / Jabal Al Sayde sono state in grado di fuggire dalla zona e sono venute a rifugiarsi nella Casa dei Fratelli Maristi aumentando il numero di sfollati. Tutti piangono, erano molto spaventati perchè hanno perso quel poco che avevano. Abbiamo dovuto fornire tutto e ricominciare di nuovo per gli sfollati … da zero: materassi, coperte, pigiami, biancheria intima, asciugamani, sapone, ecc … e naturalmente il cibo.
Per la Pasqua abbiamo organizzato una preghiera tra di noi, non avendo trovato un prete per dire la Messa a disposizione ( non si può spostarsi da un quartiere all’altro). Nel pomeriggio, l’esercito ha iniziato a bombardare il quartiere, e dagli ultimi fuggitivi della zona abbiamo appreso che alcuni degli edifici dei cristiani di Djabal sono stati distrutti. Sentiamo fino a questo momento (ore 22:00) il rombo di bombardamenti.
Terribile notizia per noi: lo Sheikh Jamili, un notabile del quartiere, padre di 11 figli che è stato il nostro partner nella gestione delle nostre tre scuole e degli sfollati e che era stato arrestato dai ribelli ieri è stato trovato morto e mutilato. Era un uomo coraggioso, un leader, molto impegnato. Leyla, i fratelli e io siamo turbati e addolorati per questa triste notizia.
Il generatore dei Fratelli si fermerà tra 10 minuti e la nostra nuova compagnia di sfollati (dai 4 mesi ai 70 anni) andrà a dormire su materassi sul pavimento.
1° aprile, Lunedì dell’Angelo – Da 12 giorni senza acqua nè elettricità! Abbiamo accolto nella “Casa di Gesù Operaio” del Vicariato apostolico, orfani e disabili vittime di questa iniqua guerra fratricida. Pregate per noi, amici, in queste ore buie!
Ora Pro Siria

Siria, fatwa salafita: i ribelli possono stuprare le donne cristiane e alawite, “non quelle sunnite”
I ribelli siriani possono stuprare le donne, basta che non siano sunnite: è il contenuto di una fatwa diffusa ieri su Youtube ed emessa da Yasir al-Ajlawni. Per lo sheikh salafita, di origine giordana residente a Damasco, i ribelli possono stuprare «qualunque donna siriana non sunnita»: catturare e violentare donne alawite o cristiane non sarebbe dunque contrario ai precetti dell’Islam. La notizia arriva insieme a quella della conquista di Cheikh Maksoud, quartiere di Aleppo, da parte dei ribelli, che combattono da oltre due anni contro il regime di Bashar Al-Assad. «Quel quartiere» riferisce il missionario padre David Fernandez a Fides, «si trova su una collina che domina Aleppo e rappresenta un settore strategico per chi vuole puntare a conquistare la zona centrale della città, dove ci sono anche i palazzi del governo. Mi dicono che già molte strade del centro sono state chiuse e non ci può passare più nessuno, perché dai palazzi i franchi tiratori sparano su tutto quello che si muove». Cheikh Maksoud è un quartiere tradizionalmente cristiano di Aleppo. Negli ultimi giorni più di 300 famiglie cristiane sono fuggite per timore (giustificato) di essere bersagliate dai ribelli: «Almeno 120 cristiani» continua padre David «hanno trovato rifugio nella casa dei fratelli maristi. Ho sentito dire che ci sono stati omicidi e stupri di donne perpetrati ai danni di famiglie che erano collegate all’esercito governativo. Ma le informazioni che arrivano sono tante e a volte contraddittorie, e per il momento non c’è modo di verificarle».
Tempi

Siria: cristiano trucidato perché portava la croce al collo
Yohannes A. è stato trucidato in Siria da un gruppo di ribelli mentre si dirigeva nella città di Aleppo perché cristiano. Il pulmino su cui si trovava insieme ad altri civili, tutti musulmani, è stato fermato a un posto di blocco da un gruppo di fondamentalisti, che usano questa tattica per prendere ostaggi o derubare i civili approfittando del caos generato dalla guerra civile. Quando i ribelli hanno capito dal cognome di Yohannes che era un cristiano armeno, l’hanno preso e perquisito, scoprendo la croce che portava al collo. Secondo Fides, che ha ascoltato la comunità cristiana, informata dai testimoni oculari, uno degli uomini ha sparato sulla croce dilaniando il petto di Yohannes. La comunità dei cristiani armeni parla di «martire, ucciso in odium fidei». All’interno della guerra civile siriana, che va avanti ormai da quasi tre anni, terroristi ed estremisti islamici si sono inseriti nella battaglia tra il regime di Bashar al-Assad e i diversi gruppi di ribelli. I terroristi stranieri sono i più abili nella guerriglia e servono alla causa, anche se, come testimoniato da più voci, prendono di mira le comunità cristiane e derubano e rapiscono i cittadini siriani. Michel Kayyal e Maher Mahfouz, ad esempio, sacerdoti armeno cattolico il primo e greco ortodosso il secondo, sono stati sequestrati da una di queste bande il 9 febbraio scorso e ancora non si hanno notizie di loro.
Tempi