2012 Comunicati  21 / 05 / 2012

FSSPX: un edificio costruito sulla sabbia

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 54/12 del 21 maggio 2012, San Valente

Un edificio costruito sulla sabbia
di don Francesco Ricossa

Il 9 maggio del corrente anno, è stato reso di pubblico dominio uno scambio di corrispondenza tra i Vescovi consacrati da Mons. Lefebvre nel 1988, riguardante la Fraternità Sacerdotale San Pio X e l’eventualità di accettare la proposta di riconoscimento canonico, a certe condizioni, della detta Fraternità da parte di Benedetto XVI. Più precisamente si tratta di una lettera, del 7 aprile 2012, indirizzata al Consiglio generale della FSSPX dai Vescovi Alfonso de Galarreta, Bernard Tissier de Mallerais e Richard Williamson, e la risposta del 14 aprile sottoscritta dai tre membri del consiglio generale: il Vescovo Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale, ed i suoi due assistenti, Nicolas Pfluger e Marc-Alain Nély. L’autenticità delle lettere è stata confermata l’11 maggio dal comunicato della Casa Generalizia della FSSPX, che ha accusato di colpa grave l’anonimo divulgatore della corrispondenza, e la prima conseguenza ufficiale dell’aver reso di pubblico dominio la lettera dei tre Vescovi è stata presa ieri, 16 maggio, nell’abituale riunione della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha deciso che “dato la posizione che hanno preso, i casi degli altri tre Vescovi dovranno essere trattati separatamente e individualmente” (separatamente cioè da quello di Mons. Fellay.

Ad una prima lettura, gli autori della lettera del 7 aprile sembrano essere – da un punto di vista dottrinale, pastorale e anche umano – agli antipodi del loro confratello e superiore Mons. Fellay, e viceversa. I primi tre si oppongono strenuamente alla dottrina del Vaticano II e a quella “soggettivista” di Joseph Ratzinger; stimano pertanto impossibile un accordo dottrinale e inaccettabile un accordo pratico con Benedetto XVI, e ritengono che detto accordo condurrà la FSSPX alla rovina. All’opposto, Mons. Fellay ed i suoi assistenti pensano che il Vaticano II debba solo essere interpretato secondo la Tradizione, secondo l’intenzione manifestata da Benedetto XVI, e che rifiutare il riconoscimento canonico della FSSPX equivale di fatto a prendere una posizione scismatica se non sedevacantista, rifiutando l’autorità del Papa. Da qui la tentazione dei cattolici di schierarsi dall’una o dall’altra parte delle due armate in battaglia.

In realtà, i quattro Vescovi consacrati da Mons. Lefebvre sono meno lontani tra loro di quanto non sembri: giungono sì a conclusioni opposte, ma partendo dai medesimi principi. Tutti e quattro, infatti, hanno, almeno di fatto, come primo, ultimo e supremo riferimento l’autorità di Mons. Lefebvre – di cui si proclamano eredi – piuttosto che quella della Chiesa. Tutti e quattro si dicono in comunione con Joseph Ratzinger – Benedetto XVI. Tutti e quattro considerano, almeno di fatto, che la Chiesa e il suo Capo visibile, il Papa, sono fallibili e, negli ultimi 50 anni (se non addirittura costantemente, da san Pietro in poi, come sostiene Roberto De Mattei nel suo saggio “Apologia della Tradizione”), sono caduti in errore. Le loro divergenze sono attribuibili al fatto che essi mettono in rilievo l’uno o l’altro aspetto della dottrina e prassi di Mons. Lefebvre: l’esistenza di errori nel Vaticano secondo, da un lato; la legittimità dei “Papi” che hanno diffuso e confermato questi errori dall’altro (con la conseguenza, comune ad entrambi, che la Chiesa e il Papa sarebbero – a volte sì, a volte no – fonte di errore).

La storia della Fraternità, ebbe a dire Mons. Lefebvre, è la storia dei suoi scismi. La causa principale di questi scismi, giunti ormai ai vertici di questa società, è da ricercarsi nella posizione esistente fin dalla fondazione e poi adottata definitivamente dalla FSSPX tra il 1979 ed il 1981: attribuire gli errori “conciliari”, che altro non sono che la riedizione del Modernismo condannato da San Pio X come riunione di tutte le eresie (e quindi come una “super-eresia”, secondo l’espressione condannata da Mons. Fellay), al Papa legittimo e alla Chiesa, e quindi, in ultima analisi, a Cristo stesso che governa la Sua Chiesa, e allo Spirito di Verità.

Cosa accadrà, forse tra poco? Non siamo profeti. Senza dubbio, ancora una volta, i Modernisti sono abilmente riusciti a seminare la divisione.
Quali sono i rischi, che al termine di questa analisi, denuncia il nostro Istituto?
Il primo: che una buona parte dei fedeli, al seguito di Mons. Fellay, continui il processo già iniziato da tempo di accettazione della teoria e della prassi del Modernismo agnostico ratzingeriano.
Il secondo: che un’altra parte dei fedeli, al seguito degli altri tre Vescovi, o anche solo di uno di essi, continui il processo già avanzato della costituzione di una chiesuola gallicana, ostile quasi istintivamente al Papato e alla Chiesa Romana
Il terzo (ma non ultimo): che gli uni e gli altri persistano nei principi erronei che Mons. Lefebvre, consapevolmente o no, pose alla base del suo edificio, e che hanno portato al disastro attuale. Un errore piccolo nei principi diventa grande nelle sue conclusioni, e un edificio costruito sulla sabbia, non resisterà alla prova dei fatti.

Il nostro Istituto denuncia gli errori modernisti che hanno preso inizio col Vaticano II e le riforme che ne sono seguite.
Afferma che tali errori non possono venire dalla Chiesa e da un legittimo Pontefice.
Ricorda che non si può essere in comunione con chi non professa integralmente la Fede Cattolica.
Mette in guardia dagli errori da sempre professati dalla FSSPX e dalle comunità amiche, sia che questi errori portino ad un accordo coi Modernisti, sia che portino invece, al seguito di uno o più Vescovi, ad una resistenza a quelle che sono considerate le legittime autorità.
Constata che la tesi teologica sulla situazione attuale dell’Autorità nella Chiesa di Mons. Guérard des Lauriers o.p. è ancor oggi, e sempre più, la più adeguata per fondare solidamente la perseveranza nella Fede e quindi poter affrontare e sconfiggere, con la grazia di Dio e l’intercessione di Maria, l’eresia modernista che rovina e perde le anime.

Verrua Savoia, 17 maggio 2012, Ascensione del Signore

Fonte: Sodalitium/