2013 Comunicati  05 / 01 / 2013

Barboni autoctoni e vu cumprà: stesso trattamento?

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 2/13 del 4 gennaio 2013, San Rigoberto

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Una storia emblematica: un imprenditore lombardo, colpito dalla crisi, è diventato un barbone. Per sopravvivere vende piccoli oggetti, ma è stato colpito dalle solerti forze dell’ordine dello stato italiano. Nello stesso tempo le banche si ingrassano con i soldi dei sudditi della repubblica e migliaia di immigrati (clandestini o “regolari”) praticano indisturbati, alla luce del sole, il commercio abusivo.

Il clochard multato adottato dai tassisti.
Renato Moda, ex imprenditore, adesso vive in strada

Era un imprenditore, adesso vende piccoli oggetti in strada all’aeroporto Il 20 dicembre la stangata da tremila euro, gli amici di Linate lo difendono: «Si sta rialzando, e senza rubare»

MILANO – La multa, comminata il 20 dicembre, recita laconicamente che Renato Moda dovrà pagare circa tremila euro per «aver svolto attività di commercio su area pubblica senza autorizzazione» allo scalo di Linate. Ma lui questi soldi non li ha, «magari ai vigili urbani manderò una raccomandata con ricevuta di ritorno dal Paradiso», scherza mentre mangia un pasto caldo in una mensa qualsiasi di Milano.

Renato è un clochard adottato dai tassisti che lavorano all’aeroporto. Sono loro che lo hanno difeso a spada tratta davanti ai vigili urbani e sono loro che da un anno e mezzo stanno cercando di rendergli la vita meno amara comprando le piccole cose che lui vende per tirare avanti, torce, tagliaunghie, lenti d’ingrandimento. Renato era un imprenditore tessile, aveva due negozi a Milano e a Saronno (Varese). In quattro anni sono falliti, ha dovuto vendere la sua casa per appianare i debiti e poi sua moglie e morta.

«Non avevo più niente – racconta oggi – e ho toccato il fondo quando un giorno avrei voluto prendere un caffè in un bar di Milano. In tasca avevo solo 50 centesimi, non mi sarebbero bastati. Allora sono andato a viale Certosa dove ci sono le macchinette e mentre prendevo il caffè ho visto a terra un caricabatterie da macchina per il telefono cellulare. L’ho raccolto e da quel momento la mia vita è cambiata». Ha venduto quell’oggetto per tre euro ad un tassista e ha cominciato a fare ciò che nella vita gli era riuscito meglio, ma stavolta su piccola scala, l’imprenditore. «I tassisti mi hanno letteralmente adottato – spiega – e da un anno e mezzo mi porto dietro un piccolissimo banchetto a Linate».

Renato è un bell’uomo, è alto un metro e 80, ha 53 anni compiuti il giorno prima che gli arrivasse la multa e gli occhi azzurri. È sempre in ordine e per cinque giorni a settimana vive in strada, tirando avanti in qualche bar aperto fino a tardi per ripararsi dal freddo: «Poi, il sabato e la domenica, se ho abbastanza soldi, me ne vado in un albergo che costa 40 euro a notte».

Sono stati i tassisti a voler divulgare la sua storia: «Renato sta cercando di rifarsi una vita senza rubare – dice Marco Marani, vicepresidente Unica Filt-Cgil – è una persona per bene con la quale è piacevole chiacchierare e non è mai invadente». Gli fa eco il presidente di Unica Filt-Cgil, Giovanni Maggiolo: «Mi complimento con la polizia locale che ha portato a termine questa `brillante´ operazione. Mi aspetto che i vigili abbiano la stessa solerzia con gli abusivi che truffano i viaggiatori in arrivo allo scalo milanese».
Per Renato c’è stato anche un regalo di Natale da parte dei tassisti, una giacca di montone che oggi indossa fiero. Ma soprattutto la cena della vigilia di Natale a casa di un tassista, «e poi, come ogni anno da sempre, la messa a mezzanotte a cui non manco mai». (Ansa)

La Stampa