2015 Comunicati  30 / 09 / 2015

Rassegna stampa del 30.09.2015

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 74/15 del 30 settembre 2015, San Girolamo

Rassegna stampa del 30.09.2015 (i titoli sono redazionali)

2565522969Caro rabbino ti scrivo
Città del Vaticano, 3/9/2015 – Le vecchie abitudini non si scordano mai. Come era solito fare da arcivescovo di Buenos Aires, Francesco ha inviato alla comunità ebraica argentina il suo saluto per le prossime festività: il capodanno (Rosh Hashaná, 14-15 settembre) e lo Iòm Kippùr (22-23 settembre). Gli auguri di Bergoglio – come informa L’Osservatore Romano – sono giunti tramite una lettera scritta al “caro fratello e amico”, il rabbino Abraham Skorka. In essa, Francesco ha definito lo Iòm Kippùr come “tempo in cui secondo la tradizione ebraica l’Eterno giudica tutte le creature”, dunque una ricorrenza – ha aggiunto – “che richiede a ognuno una «analisi introspettiva”. Attraverso la preghiera e la riflessione profonda, ha poi augurato il Santo Padre rivolgendosi a tutti i membri della comunità, “possiate elevare il vostro essere al fine di offrire un contributo significativo alla costruzione di una realtà migliore”. Infine ha concluso: “Voglia il Signore accogliere le vostre preghiere e benedirvi tutti con la sua enorme misericordia. Ricordatevi di tenermi presente nelle vostre preghiere, così come io faccio con voi”.
Zenit.org

Francia: chiese ai musulmani?
16/6/2015 – Paolo Levi, corrispondente da Parigi de La Stampa – Mettere a disposizione le chiese francesi inutilizzate per il culto islamico, trasformandole in moschee. Non è la folle ambizione di un fondamentalista dello Stato Islamico, ma la pragmatica proposta di Dalil Boubakeur, il presidente del Consiglio per il culto musulmano (Cfcm), proprio nel giorno in cui la Francia post-attentati lancia un Forum per il dialogo con l’Islam e annuncia il francese obbligatorio per gli Imam nonché una formazione ai valori fondamentali della République. Nella patria della laicità, basta farsi due conti per vedere che i musulmani in aumento devono fare i conti con la penuria di moschee – appena 2.500 per oltre tre milioni di fedeli – mentre scende il numero dei cristiani praticanti, almeno nei luoghi canonici. Appena poche settimane fa il comune di Parigi annunciava un finanziamento da 80 milioni di euro per scongiurare il rischio di crolli nelle tante chiese della capitale colpite da incuria e abbandono. «È lo stesso dio, sono riti vicini, fraterni. Penso che musulmani e cristiani possano coesistere», ha detto Boubakeur, rilanciando così l’idea, già emersa in Belgio, di aprire agli islamici le chiese in disuso. Come a Clermont-Ferrand, dove una congregazione di monache ha messo a loro disposizione la cappella inoccupata del Bon Pasteur.
Dagospia

Poste italiane: meno sportelli, meno consegne e… più lingue
3/7/2015 – PADOVA – Italiano, arabo, francese, albanese, inglese. Sono le lingue parlate dagli operatori dell’ufficio postale “Padova 7” all’Arcella: una novità per tutti i cittadini che Poste Italiane ha presentato nella sede di via Tiziano Aspetti. Il multietnico quartiere Arcella è stato infatti scelto per attuare, per la prima volta nel Nord Est, il “Progetto Multilingua” di Poste Italiane, con l’inserimento negli uffici postali di operatori in grado di facilitare la comunicazione con gli immigrati e di comprenderne le esigenze con un’offerta specifica di prodotti e servizi. (…)
Il Gazzettino

Quando prevalgono gli immigrati
4/7/2015 – Chissà cosa devono aver pensato i turisti che insieme alla loro guida araba stavano visitando il quartiere Sheikh Jarrah, rione palestinese di Gerusalemme est che i coloni israeliani stanno progressivamente occupando. Un cittadino ebreo ultraortodosso si scaglia contro la guida minacciandola al grido di “adesso questo è Israele, la Palestina non è più qui. Te ne devi andare da casa mia” (collaborazione di Mario Ventriglia)
Il Fatto Quotidiano TV

Preservativi Onu? In Uganda le donne vogliono procreare
4/8/2015 – La verità è che questa «domanda non soddisfatta» semplicemente non esiste. Ad ammetterlo è Orrin Tiberi, che si è appena recato nella regione più popolosa dell’Uganda, il distretto Iganga, per valutare l’impatto dell’Uganda Village Project, Ong che ha promosso un piano di tre anni … «Durante la mia permanenza in Uganda mi è sempre stato detto che la possibilità di accedere [alla distribuzione di preservativi] è la principale ragione per cui le donne di campagna non usano i metodi contraccettivi. Mi è anche sempre stato detto che, una volta che l’accesso sia garantito, le donne dovunque avrebbero rapidamente aderito alla pianificazione familiare. Guardando i dati, però, ho scoperto» che le cose stanno molto diversamente: «I risultati mi hanno scioccato». Su 945 donne intervistate, di età compresa tra i 18 e i 49 anni, solo 8 sulle 400 (2%) che non usano la contraccezione hanno citato come motivazione «la mancanza di accesso». La maggioranza (52%) ha invece affermato che «non vuole usare metodi contraccettivi» o che teme «effetti negativi sulla salute» (36%). Perché allora, si chiede Tiberi, continuano a fare così tanti figli? La risposta che ha scoperto è semplice: perché ne desiderano tanti. (…) Continua il ricercatore: «La ricerca ugandese ha scoperto che la famiglia ideale non è cambiata molto negli ultimi dieci anni nonostante forti pressioni da parte del governo nazionale e di molte organizzazioni internazionali», come l’Onu o quella di cui lo stesso Tiberi fa parte. A dimostrazione dell’insospettabilità della fonte, Tiberi conclude: «È chiaro dai numeri che c’è ancora molto da fare per la pianificazione familiare»
Tempi

Shalom
11/8/2015 – Hanno suscitato furenti polemiche le dichiarazioni del rabbino Bentzi Gopstein, leader di Lehava, uno dei movimenti più estremisti della destra religiosa ebraica, tanto da meritarsi una denuncia per incitamento all’odio da parte dei capi delle Chiese cattoliche di Gerusalemme. Alcuni giorni fa, in una tavola rotonda tenutasi davanti a numerosi studenti delle yeshiva, le scuole rabbiniche, a Gerusalemme, Gopstein, interrogato sulla questione delle “chiese bruciate nella Terra di Israele” ha risposto: “Maimonide ha stabilito o no che i luoghi idolatri vadano distrutti? Vanno distrutti, è semplice. Che domanda è?”. E al moderatore che lo metteva in guardia, ricordando che la tavola rotonda veniva filmata e dunque avrebbe potuto essere anche arrestato per queste affermazioni, il leader di Lehava aveva replicato: “È l’ultima delle mie preoccupazioni. In nome della verità sono disposto a restare in carcere anche cinquant’anni”.
Zenit.org

Eterofobia: tre giovani discriminati
19/08/2015 – Se sei etero non puoi partecipare alla festa. Parola di gay, mentre tutti i giorni si grida all’omofobia dilagante in Italia. l Parco del Valentino, ad una delle più famose serate dei Torino nella discoteca “Life”, tre ragazzi si sono visti respingere all’ingresso perché eterosessuali. “Quando ci siamo avvicinati all’ingresso la prima cosa che il buttafuori ci ha chiesto è ‘siete gay?’. Una domanda che ci ha spiazzato, non ne capivamo il motivo — racconta L. B. a Repubblica.it – Gli ho risposto che non vedevo perché farci questa domanda, ma che non lo eravamo”. A quel punto è scattata il rifiuto: “Non potete entrare”. I ragazzi, come riporta il quotidiano torinese, hanno provato ad insistere ma non c’è stato nulla da fare. Solo in un secondo momento è arrivata una “soluzione”: “Se avete un amico gay dentro – hanno detto gli organizzatori – chiamatelo e vi facciamo entrare”. Solo in questo modo riescono ad entrare: “Ci è sembrata una discriminazione al contrario, ma soprattutto non capisco il metodo. Chiedere a una persona il proprio orientamento sessuale per scegliere se può o meno entrare in una discoteca va contro tutto quello contro cui il movimento Lgbt combatte da anni”, a confidato L. Discriminazione sì, ma eterofoba.
Il Giornale
PS – Resta il fatto che i tre ragazzi potevano scegliere altri posti per divertirsi…

Gli zingari e la Premiata Ditta Chiamparino & Fassino
25/9/2015 – Nomadi al Cottolengo – «Ieri sono andata a trovare mio papà ricoverato al Cottolengo e già appena scesa dalla macchina sono stata assalita da un nugolo di bambini accampati sulle strisce blu. Dalla finestra della camera dell’ospedale ho assistito a scene incredibili: bambini picchiati da adulti, buttati dentro a furgoni sporchissimi, tre saltavano sul tetto di una macchina e uno di essi ha fatto la pipì in una bottiglia e l’ha versata sopra quella macchina, altri tutti molto piccoli hanno preso tutto quello che era asportabile da una bici parcheggiata. Ora qualcuno per cortesia sa spiegarmi tutto questo cosa c’entra con la tolleranza? E qualcuno mi spiega se i maltrattamenti ai minori, la violenza e la mancanza di rispetto per gli altri hanno qualcosa a che vedere con una cultura da difendere? Non c’è limite al peggio; guardo i miei tre figli e non posso che provare una gran pena per loro».
La Stampa