2025 Comunicati  30 / 09 / 2025

Il card. Merry del Val, Segretario di Stato di san Pio X

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 61/25 del 30 settembre 2025, San Girolamo

Il card. Merry del Val, Segretario di Stato di san Pio X

Segnaliamo la recensione di don Francesco Ricossa al libro di Roberto de Mattei “Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi”, pubblicata sul n. 76 della rivista Sodalitium.

Una biografia del cardinale Merry del Val

Incominciamo dalla fine: raccomando vivamente ai nostri lettori l’acquisto dell’ultimo saggio storico di Roberto de Mattei, dedicato al cardinale Merry del Val. Nessuno ignora le divergenze dottrinali (in materia religiosa, e anche ‘politica’) che ci separano dallo storico romano, ma questo non ci impedisce di constatarne la serietà di studioso, cosa rara sempre, e specialmente ai nostri tempi. La biografia in questione porta come sottotitolo: “Il cardinale che servì quattro Papi”, anche se il primo dei quattro non lo servì nella veste di cardinale. I Papi in questione, ovviamente, furono Leone XIII, san Pio X, Benedetto XV e Pio XI. Balza quindi subito agli occhi una similitudine (con le inevitabili differenze) con la figura di mons. Umberto Benigni, di cui abbiamo fatto apologia nel nostro numero speciale di Sodalitium. Praticamente coetanei (Merry nacque nel 1865 e morì nel 1930, Benigni nacque nel 1862 e morì nel 1934) entrambi iniziarono la carriera ecclesiastica sotto Leone XIII, vivamente apprezzati l’uno e l’altro dal Pontefice di Carpineto Romano al quale devono l’inizio della loro ascesa in quel di Roma. Con la differenza che Raphael Merry del Val proveniva da nobile famiglia spagnola (di tendenza cattolico liberale) da parte di padre e da ricca famiglia inglese da parte di madre (l’autore, seguendo il pensiero di Corrêa de Oliveira non manca di sottolineare con compiacimento l’origine aristocratica di tanti personaggi della sua biografia), per cui era, per educazione e formazione, portato alla vita diplomatica, mentre mons. Benigni proveniva da una semplice famiglia umbra e visse sempre in ristrettezza di mezzi (ma con ampiezza di vedute!). Entrambi i personaggi furono poi devotissimi al Santo Pontefice Pio X, il quale chiamò inaspettatamente il Merry del Val a collaborare 83 con lui come suo Segretario di Stato, mentre Merry chiamò Benigni al suo servizio in Segreteria di Stato e, con Pio X, approvò l’idea geniale del Benigni: il Sodalitium Pianum (malgrado le divergenze del Benigni col Merry – non con Pio X – non tanto sui principi quanto, a volte, sulla prassi). Entrambi infine servirono la Chiesa da loro tanto amata sotto i due successivi pontificati, messi però, in maniera diversa! – ai margini della loro azione di governo. Benigni totalmente ai margini, va da sé; Merry ddel Val collocato in una posizione prestigiosa e importante – quella di segretario del S. Uffizio – dove svolse un ruolo di non poco conto, ma sempre in controtendenza rispetto alla linea del nuovo segretario di Stato di entrambi i pontefici, il cardinal Gasparri. L’analogia col caso del cardinal Rampolla balza agli occhi: segretario di Stato di Leone XIII fu allontanato dalla Segreteria di Stato da san Pio X, che gli affidò però il S. Uffizio, pur sapendo che la tendenza del Rampolla e dei ‘rampolliani’ non era certo secondo le sue direttive; Benedetto XV e Pio XI fecero altrettanto, con la differenza che Merry del Val, al S. Uffizio, non restò con le mani in mano.

Merry e Benigni, in quegli anni, da posizioni e ruoli ben diversi, fecero comunque parte, in piena concordia, del ‘partito di Pio X’, che cercava di riportare la barra del timone della Chiesa nella direzione impressagli da papa Sarto. L’intento sarebbe certamente riuscito, se solo Merry del Val fosse stato eletto nei due conclavi del 1914 e soprattutto del 1922, durante i quali fu effettivamente un ‘papabile’, benché non fosse italiano: al conclave del 1939 non potè partecipare essendo morto inopinatamente il 26 febbraio 1930 in seguito a una operazione chirurgica: anche de Mattei, come tanti altri tra in quali, buon ultimo, il sottoscritto, sembra propendere per l’ipotesi dell’omicidio, o perlomeno non la esclude affatto.

Poiché scrivo per il lettore di Sodalitium, non è privo d’interesse notare le consonanze tra le tesi difese da de Mattei nel suo saggio (che ricorre anche alle fonti archivistiche) ed i miei articoli (che a queste fonti, purtroppo, non ricorre, ma solo alle fonti edite). Così, a proposito della inverosimiglianza dell’appartenenza del card. Rampolla all’O.T.O. o alla massoneria, a proposito del famoso ‘veto’ nel conclave del 1914 (de Mattei a p. 107 cita Sodalitium n. 33 [invece si tratta del n. 60, n.d.a.]), mentre la documentazione compromettente trovata alla sua morte riguardava il modernismo; così a proposito della nostra polemica con Radio Spada sulla cultura ‘uraniana’ (omosessuale) nell’anglo-cattolicesimo (de Mattei cita alle pp. 188- 189 “La vergogna della tradizione”); così a proposito del tentativo di don Curzio Nitoglia di “dissociare la figura di mons. Benigni da quella di san Pio X e del cardinale Merry del Val”, tesi confutata “in maniera più che convincente” nel numero speciale di Sodalitium, il 74 (così de Mattei a p. 222); così a proposito delle infiltrazioni moderniste esemplificate dal caso di don Primo Vannutelli, ove de Mattei (p. 289) cita Sodalitium n. 64; così infine sul caso Brunatto, a proposito del brutto ruolo svolto da padre Rosa, e dell’innocenza di mons. Benigni, a riguardo del quale de Mattei (p. 329) cita ancora il nostro numero speciale. Anche dove non vi sono riferimenti a Sodalitium (che ovviamente non erano affatto necessari, godendo l’autore di ben altre fonti) il giudizio dell’autore sul quel periodo storico cruciale è spesso simile al nostro (spesso, non sempre: ad esempio noto ancora una eccessiva stima per l’Impero austriaco che, purtroppo, non era più quello del passato), pur non sottacendo lo scandaloso “caso Gerlach” (pp. 273-278). Segnalo poi alcuni errori (di stampa) che un revisore delle bozze avrebbe dovuto eliminare: Sarajevo posto in Serbia (p. 242), la “moglie” di Motzo nata nel 1893 e morta nel 1891 (p. 289), Benedetto XV morto il 22 aprile mentre viene correttamente detto agli ultimi il 21 gennaio (p. 295), Giuseppe Rosa per Enrico Rosa (p. 329), la consacrazione di mons. d’Herbigny da parte del Papa (Pio XI) mentre fu consacrato da mons. Pacelli (pp. 316- 317), Bonaiuti per Buonaiuti (p. 317), ufficiossi per ufficiosi (p. 331), transustansazione (p. 334), Pio X per Pio XI (più volte, ad es. p. 368 nota 1427, o p. 310, mentre è corretto a p. 312). Ma non si tratta di errori di fondo, ovviamente, né posso vantarmi di maggior precisione giacché nel mio numero speciale, per un errore materiale nella data citata, faccio incontrare Marc Sangnier con Benedetto XV dopo la morte di quest’ultimo!

Mi spiace invece che l’autore, dopo aver giustamente ricordato il ruolo svolto dal card. Merry del Val a fianco di san Pio X nella condanna delle Associazioni cultuali (pp. 143 ss) omette quasi del tutto l’opposizione del cardinale alle Associazioni diocesane approvate sotto Pio XI (poche righe a p. 351 per far spazio alla questione dell’Action Française): i documenti pubblicati da Poulat e citati dal numero speciale di Sodalitium sono, a mio parere, di grande interesse (e del tutto ad onore del cardinale). L’autore non evita, invece, questioni spinose: come la presenza di immoralità di costumi e conseguenti scandali anche presso degli alti prelati, oppure la questione ebraica. Infine, mi spiace, evidentemente, che Giovanni XXIII e successori siano definiti “Papi” e “Santi”, ma capiamo che dal punto di vista dell’autore non possa essere che così, tanto più che un libro presentato in un convegno organizzato dal Comitato Papa Pacelli-Associazione Pio XII, e nel quale hanno preso la parola il cardinale Dominique Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, l’avvocato Emilio Artiglieri, Avvocato della Santa Sede e Vice Postulatore della causa di canonizzazione di Pio XII, il dott. Johan Ickx, direttore dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato, sezione Rapporti con gli Stati, non può e non deve apparire troppo “irregolare” se vuole ottenere la beatificazione del cardinale Merry del Val, del quale l’autore ha tracciato non solo la vita pubblica ma anche – a ragione – quella spirituale. Quanto a me, mi auguro che se mai un giorno il cardinale Merry del Val salirà agli onori degli altari, ciò non avvenga per decreto di qualche modernista che egli, in vita, avrebbe aborrito e combattuto (cfr. Mt. 23, 29).

Roberto de Mattei Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi. Sugarco Edizioni, Milano 2024.

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