2017 Comunicati  03 / 11 / 2017

22 settembre – 3 novembre: il trionfo pontificio del 1867

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova Insorgenza
Comunicato n. 89/17 del 3 novembre 2017, San Giustof1

22 settembre – 3 novembre: il trionfo pontificio del 1867

150 anni fa, il 3 novembre 1867, si concludevano le battaglie nell’Agro Romano, che videro contrapposti l’Esercito pontificio, costituito da volontari provenienti da ogni parte della Cristianità, e le bande garibaldine, con un susseguirsi di vittorie papaline, da Bagnorera a Montelibretti, da Subiaco a Mentana. Ricordiamo il valore degli Ufficiali e dei Soldati pontifici, calunniati dalla storiografia ufficiale (e dimenticati dai modernisti che occupano il Vaticano) con un eloquente testo del colonnello Joseph Eugene Allet (1814-1878), comandante del reggimento degli Zuavi pontifici. Allet partecipò alla battaglia di Castelfidardo del 1860, alla campagna militare del 1867 e alla difesa di Roma del 20 settembre 1870: morì nel nativo Canton Vallese mentre in ginocchio recitava il S. Rosario. 

Domenica 5 novembre 2017 a Roma è prevista la commemorazione del 150° anniversario della vittoria:
https://www.centrostudifederici.org/150-anniversario-della-vittoria-pontificia-roma/

Ordine del giorno del colonnello Allet

Ufficiali, sottoufficiali, soldati!

Voi avete attraversato due mesi di fatiche di pericoli con un’energia, di cui il vostro capo è fiero di rendervi testimonianza.

Il primo giorno di questa lotta empia, ingaggiata dalla forza rivoluzionaria contro il diritto il più augusto, gli stessi che voi conosceste calcolarono con angoscia le peripezie di questi combattimento ineguale. Onore a voi! Voi avete superato le speranze dei vostri amici e i timori dei vostri nemici.

L’invasione garibaldina ha trovato dappertutto le baionette degli zuavi, e se le pallottole hanno attraversato i vostri petti, in nessun modo vi hanno fatto indietreggiare di un passo; tutti voi avete avuto parte in questa lotta gloriosa.

Le compagnie che sono rimaste a Roma, fatte segno ai più atroci mezzi di distruzione, hanno contribuito a mantenere la tranquillità come queste qui, nelle provincie di Acquapendente e Subiaco, hanno difeso quasi da sole sessanta leghe di frontiera. Dal 22 settembre al 3 novembre, che date da segnare sul vostro vessillo!

Il 30 settembre, il luogotenente Jacquemont si scontra, con trentasei uomini della 3° compagnia del 1° battaglione, con novanta garibaldini a Canino, e li mette in fuga.

Il 3 ottobre, il luogotenente Guérin, allora sergente maggiore, con venticinque zuavi della 4° del 1°, protegge da solo la ritirata di una compagnia di fanteria presso Bagnorea.

Il 4 ottobre, il sottotenente Burdo, con trenata uomini della 3° del 1°, combatte per tre ore contro truppe superiori, al ponte d’Ischia; lo stesso giorno, il medesimo ufficiale difende con quarantacinque uomini la città di Valentano contro forse cinque volte superiori.

Il 5 ottobre, è espugnata Bagnorea; il capitano le Godinec, i luogotenenti Wyart, Jacquemont e Mirabel conducano all’assalto centonovanta zuavi della 3° e 4° compagnia del 1° battaglione, e conquistano le posizioni dominanti.

Il 13 ottobre, i sottotenenti Joubert e Martini, con un distaccamento della 4° compagnia del 1° battaglione,, rioccupano Acquapendente. Il medesimo giorno, a Montelibretti, novantasette zuavi della 5° compagnia del 2° battaglione, agli ordini del signor Guillemin e de Quélen, attaccano i garibaldini con un tale vigore, che il nemico, intimorito, evacua la città la stessa notte. I due ufficiali cadono gloriosamente alla testa delle truppe.

Il 12 ottobre, viene sorpresa la città di Subiaco; il luogotenente Desclée con trenta zuavi, la riprende ed uccide di propria mano il comandante nemico.

Il 18 ottobre, il luogotenente Lallemannd, con quarantacinque zuavi, e diciassette gendarmi, occupa Orte.

Il 18 ottobre, il tenente colonnello de Charette ed il comandante de Troussures conquistano la formidabile posizione di Nerola. Le 1° compagnie del 2° e del 1° battaglione vi hanno avuto una parte gloriosa.

Il 19 ottobre, il capitano de Couessin, con la su compagnia, respinge i garibaldini a Farnese; il sottotenente Dufournel muore trafitto da tredici colpi di baionetta.

Il 22, la caserma Serristori è fatta saltare, seppellendo numerose vittime; la sera stessa, il capitano de Reaum con la 2° compagnia del 2° battaglione, scopre fuori città, a San Paolo, un grosso deposito di armi ed un numeroso raduno di settari. Il 24, i capitani de Saisy, Vinay, Dufournel, con ottanta uomini di riserva e della 3° compagnia del 2° battaglione, espugnando a viva forza, alla Lungaretta, l’infernale officina da cui usciva la maggior parte delle bombe che hanno spaventato Roma.

Il 24 ottobre, Viterbo viene attaccata da ottocento camice rosse; il luogotenente Lallemand, con settanta zuavi, prende parte energicamente alla difesa: il nemico è respinto.

Il 30 ottobre, gli avamposti garibaldini sono davanti a ponte Nomentano; la 3° compagnia del 1° battaglione. E le compagnie 3° e 6° del 2° costringono i tiratori nemici a ripiegare fino a Casal de’ Pazzi, che viene occupato l’indomani.
Lo stesso giorno, il capitano aiutante maggiore Dufournel cade, colpito da una pallottola, per le strade di Roma, e muore, come suo fratello, con quella intrepidezza che siamo abituati ad ammirare.

Il 3 novembre, infine, a Mentana, il reggimento intero è riunito sotto i miei ordini, ed io ho potuto ammirare di persona nel suo complesso quello slancio, quel coraggio indomito, di cui ogni fazione del corpo ha dato, un mese fa, tanti nobili esempi!

Tutto ciò che si poteva attendere dai cuori più energici, voi l’avete fatto! E all’ultima ora di questa lotta di quarantacinque giorni, sul campo di battaglia che avete sparso di cadaveri, l’esercito francese – questo giudice incorruttibile di valore – si è trovato là per applaudire al vostro valore, e per rendervi una incontrabile testimonianza.

Perdite dolorose hanno accompagnato il successo; il capitano de Veaux e ventitrè dei nostri camerati sono morti a Menata; i nostri feriti riempiono gli ospedali; ma il loro sangue è stato versato per la più nobile delle cause.

Tali sacrifici sono i ricordi più preziosi di un corpo militare; ed avranno l’effetto di raccogliere alla causa del Santo Padre le simpatie ed un rispetto che assicurano il suo avvenire.

Soldati!

Non è tutto finito! Grandi pericoli minacciano ancora la Chiesa; ricordatevi che voi non siete soltanto un reggimento di qualche migliaia di uomini riuniti gomito a gomito: voi rappresentate nel mondo un principio, la difesa volontaria e disinteressata della Santa Sede. Voi siete l’ossatura intorno al quale si raccoglieranno al momento del pericolo le preghiere, i soccorsi, le speranze del mondo cattolico.

Siate dunque i veri soldati di Dio; voi non avete solo dei doveri, voi avete una missione, e non l’adempierete se non con l’unione, la disciplina, il contegno, l’istruzione.

Sarà formato un terzo battaglione; i vostri quadri, estendendosi, vi assicurano una più lunga parte di azione per le lotte future.

Noi marceremo al grido di VIVA PIO IX.

Il colonnello comandante del reggimento ALLET.

(Tratto da: Roberto Di Nolli, MENTANA, Bardi Editore, Roma1965, pagg.143-145)