2016 Comunicati  25 / 03 / 2016

XII Stazione: Gesù muore sulla Croce, meditazione di Mons. Guérard des Lauriers

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 28/16 del 25 marzo 2016, Venerdì Santo

crocifissioneO Gesù, come sei solo nel morire! Gli uomini Ti hanno tolto tutto, persino le vesti. Della terra non Ti rimane che una corona di spine (1) che Ti diventa il rimedio contro ogni amarezza. Di veramente Tuo avevi ancora Tua Madre, nessuno aveva pensato a toglierTela.

Non lo si era pensato, forse non lo si sarebbe osato, e certo non si sarebbe potuto farlo, perché Ella avrebbe trovato abilmente il modo per seguirTi fino alla Croce. Tu stesso Ti privi di Tua Madre. Era molto più dignitoso per Lei subire questo trattamento solo da Te. E Tu sei solo. Le Tue parole mi fanno sentire la profondità della Tua solitudine. Quando Ti rivolgi agli altri, incontri quella durezza che fa istintivamente ripiegare su se stessi.
Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (2), e coloro ai quali Tu perdoni sono indaffarati a dividersi le Tue vesti; (3), ecco quello che fanno del Tuo perdono, e Tu rientri in te stesso per morire solo.
Donna, ecco Tuo Figlio… ecco Tua Madre (4). Ascolta, Gesù, come Ti si ringrazia: Scendi dalla Croce (5). Ti si deride. Come si potrebbe fare attenzione a Tua Madre, della quale non si ha bisogno? Ecco allora che il Tuo inestinguibile Amore, disprezzato da una folla numerosa, anonima, incapace sia di misurarlo sia di comprenderlo, si concentra su di uno solo e assume l’accento della tenerezza: In verità ti dico, oggi sarai con Me in Paradiso (6). E questa volta dal più profondo dell’anima Tua sale l’invocazione: Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato? (7).

Perché? E perché, in Te, questo “perché”? E come sussiste in Te insieme alla piena e serena sicurezza nel promettere e consolare? Mistero, mistero del Tuo abbandono! Tu non puoi dubitare di essere il Signore del regno dal momento che doni la suprema ricompensa; non puoi dubitare di essere il Figlio Diletto (8), poiché non cessi di vedere il Padre. In Te non manca né la grazia divina, né la presenza del Verbo! Il Tuo abbandono sarebbe forse solo il Tuo patire sotto la brutalità ostile, della quale si serve la Saggezza divina?
Ma non è in accordo col Padre che, per donare la Tua vita, vuoi proprio che Te la si tolga? Che senso avrebbe allora la Tua domanda: Dio Mio, Dio Mio, perché mi hai abbandonato? Perché questo “perché” sale da te verso il Cielo, come grido e preghiera irresistibile ad un tempo? No, il Tuo abbandono non è nulla di tutto questo: né il timore della riprovazione, incompatibile tanto con la Tua Santità quanto con la Tua Verità, (9) né un semplice abbandono all’avversità esteriore, che non farebbe sorgere in Te alcuna domanda (10). La Gloria del Tabor è passata; (11) la Tua indignazione che condanna la seduzione del facile è pure passata; (12) Pietro, presente in quei due momenti, è ora assente. Ma nel Tuo intimo, Tu non sei mutato; per Natura tu hai la Gloria, (13) per Amore scegli la croce: (14) l’una e l’altra in Te sono così immutabili e imperturbabili, così sicure e radicate che non riesco a scoprirvi l’oggetto di alcuna domanda.
Il mistero del Tuo abbandono sta proprio nel Tuo perché: perché ciò che non doveva diventare domanda lo diventa? Il padre Tuo non Ti abbandona, è impossibile. Ma perché il padre Tuo Ti abbandona ai Tuoi nemici? Come è possibile ciò? Perché, perché? Come può un Padre rimanere inattivo, per quale fine un Dio può permettere il male? E il cielo tace.
O Gesù, ritrovo nella Tua domanda, l’intima angoscia di ogni umana domanda. Tolto l’errore, tolta l’amarezza, quale pace, quale dolore, quale infinita profondità nel Tuo perché! Sì, o Signore, Tu sei solo: tutto concorre a ricordarTelo; solo, nonostante tante presenze, solo per morire, solo per consolare tutti coloro che senza di te morirebbero soli. Tu sei solo a volere questo perché? Solo a vederlo sorgere dal profondo di te stesso, solo a misurarne l’abisso, riscattando, solo, l’empio “perché?” di cui gronda la fiumana delle umane generazioni.
Vengo quindi, solo anch’io, o Signore, ad adorare il mistero della Tua Solitudine e della Tua Morte. Questo mistero è troppo grande per una creatura ed era quindi necessario separarlo da ogni presenza creata. Avremmo potuto credere che la Tua Morte fosse simile alla nostra; alla nostra, così misera come noi stessi lo siamo e che non potrebbe fare a meno di un appoggio pietoso.
Tu devi occuparTi delle cose del Padre Tuo (15); nessuno, in quest’ora, interferisce con Lui: Tu sei per Lui e per Lui solo; Tu hai compiuto la Sua opera (16) e gliela offri e insieme offri Te stesso. Tu doni la Tua vita (17) come donasti Tua Madre; nessuna creatura Ti rapisce (18) questi tesori.
Padre, affido il mio spirito nelle Tue mani (19). Ecco l’ultima parola la quale indica che veramente tutto è consumato (20) e risolto. Dai Tu stesso, alla Tua domanda, la risposta che portavi in te. Perché, perché dunque morire, se ormai nulla più si interpone tra il Padre e te? Muori forse del Suo abbandono? No certo: Tu sei Uno con Lui (21) e lo sai tanto bene che glieLo dici. Muori forse dell’Amore che ci porti e che Tu stesso porti come un peso doloroso perché nessuno lo ha accolto? Non solo per questo?
Ogni motivo creato affievolisce di fronte a Dio. Eccomi, o Dio, per fare la Tua Volontà (22). Padre, affido il mio spirito nelle Tue mani. Ecco, in Te, l’alfa e l’omega (23). Tu sei venuto dal Padre e ritorni al Padre (24). Sei del Padre. È questa la più alta verità. Affinché tutto sia consumato occorre che questa Verità che riguarda Te e il Padre assorba in sé ogni altra verità. Perché la morte, perché l’abbandono, perché questo abisso profondo introdotto in Te dalla Tua domanda? Affinché sia compiuto il: Padre, rimetto il mio spirito nelle Tue mani. La morte già si aureola di gloria. Sì, tutto è consumato.
O per lo meno tutto sta per esserlo. Nessuno intorno a Te Ti presta attenzione; nessuno Ti vede, orante nella Tua grande miseria e nel Tuo grande silenzio. Nessuno sa che, sotto le Tue palpebre dolorosamente chiuse, conosci ciascuno al di là del suo cuore, al di là dei suoi ridicoli gesti. Sei in profonda preghiera per questi poveri uomini, li porti nel Tuo pensiero di Verbo eterno e li ami, sotto queste lunghe spine, dell’infinito Tuo Amore. Essi non sanno che, imponendoTi una solitudine insopportabile per l’amore, Ti uccidono. Non sanno quello che fanno (25).
Ma, o Signore, il mistero della Tua morte non è di questa terra; se lo fosse stato, se non fosse stato che un’attesa dolorosamente frustrata, non avresti forse gli Angeli, non troveresti vicinissima a Te, la piccola schiera di coloro che Ti sono verginalmente fedeli: Maria e Giovanni che non Ti hanno lasciato, che capiscono e sono capaci di accogliere molto più di quanto tutti gli altri non possono rifiutare? Ti sei separato da Maria e Giovanni per separarti da ogni creatura, per essere solo con il Padre, solo in Presenza del padre Tuo, per morire.
O Gesù, quale insopportabile mistero in queste tre parole: il Padre, il Verbo, la Morte: Il Padre che ha la Vita in Sé (26) il Verbo che è Vita e Luce (27) e tra loro, tra loro soli, non la vita ma la morte. O Signore, venuto in questo mondo per rendere testimonianza alla Verità (28), mediante questa morte che ha tolto in te la verità della vita, in mezzo alla menzogna che Ti condanna, in seno all’errore che Ti avvolge, nel momento stesso in cui trionfa la morte, Tu, Verbo di Verità, rendi la suprema testimonianza alla Verità. Io lo credo, e adoro (29).
Coloro che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, soffriranno la tribolazione (30). A Te, o Signore, che hai piamente vissuto secondo il volere del Padre Tuo, era riservata una tribolazione esemplare. Beati siete voi, quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno di voi ogni male per cagion mia (31). Signore, Tu sei quindi beato, ridotto alla croce, a causa della Verità che porti in te. La verità non muore, è invincibile e quand’anche tutte le forze dell’errore e della menzogna si alleassero contro di Essa, la Verità sarebbe sicura di trionfare, perché è Verità, perché è Te, Verbo Eterno, vivente nella Tua Croce e nella Tua Morte.

Adoro la Tua solitudine, essa sola conveniva al Tuo trionfo; essa sola imprime misteriosamente nell’anima denudata e ridotta all’essenziale, la parola d’ordine eterna: la Vittoria che ha vinto il mondo è la Fede (32). La Fede è l’unico riflesso terreno della Verità che non muore mai. Da quando la menzogna è entrata nel mondo (33), l’immortale Verità non cessa di separare e opporre coloro che muoiono per Lei da quelli che vivono contro di Lei. I primi vivono eternamente di Lei; i secondi nascono morti, perché come Satana, sono mentitori fin dall’inizio (34).
Ti adoro, o Gesù, solo sulla Tua Croce per morire, Testimone (35) per eccellenza, Verbo di Verità che vivi nel Padre e muori al mondo: o Verità che fai morire alla morte perché sei Vita.
È vero o mio Diletto, che Tu sei su questa Croce, ed io sono qui che Ti guardo con tutto il mio cuore. Ora, come alla sera della mia vita, non vi siamo più che Tu ed io. Tutto tace. Tutto. Nulla più esiste se non Tu sulla Tua Croce ed io che Ti guardo. Terribile confronto! Eppure Ti guardo e tendo verso di Te con ogni fibra del mio cuore che patisce con Te. Ed ecco che io vengo tramutato dal Tuo mistero.

Nonostante io cerchi di entrare nella Tua sofferenza, nonostante io voglia capire tutte le torture dell’anima e del corpo, non posso impedire una cosa meravigliosa: sono inondato di gioia, di felicità, di riposo, in una sicurezza felice, immensa, inesprimibile. Angoscia, tristezza, tutto si dissipa.
Non esisti più che Tu, inchiodato alla Croce, ed io ai Tuoi piedi, solo con Te nel silenzio e nella felicità. Adoro la Tua Croce, adoro il Tuo trionfo, accolgo la Tua gioia, o Signore crocifisso, Signore di Gloria, Verbo di eterna Verità.

1) Mc.XV, 17; Mt XXVII, 29; Gv. XIX, 2
2) Lc. XXIII, 34
3) Gv. XIX, 23; Mt. XXVII, 35
4) Gv. XIX, 27
5) Mc. XV, 30
6) Lc. XXIII, 43
7) Mc. XV, 34; Mt. XXVII, 46
8) Mc. XVII, 5
9) Gv. XVII, 4, 6
10) XXVI, 53
11) Mt. XVII, 2
12) Mt. XVI, 23
13) Gv. XVII, 5
14) I Gv. IV, 10; Ebr. V, 7, 8
15) Lc. II, 44
16) Gv. XVII, 4
17) Gv. X, 18
18) Mt. VI, 17, 21
19) Lc. XXIII, 46
20) Gv. XIX, 30
21) Gv. X, 30; XVII, 11,22
22) Ebr. X, 9
23) Apoc. I, 8
24) Gv. XVI, 28
25) Lc. XXIII, 34
26) Gv. V, 26
27) Gv. I, 4-9
28) Gv. XVIII, 37; VIII, 38
29) I Cor. II, 8
30) II Tim. III, 12
31) Mt. V, 11; Lc. VI, 22
32) I Gv. V, 4
33) Rm. V, 12
34) I Gv III, 8, 10; Gv. VIII, 14.
35) Ap. I, 5; XIX 11.

Sodalitium

Tratto da: “La Via Regale. La carità della verità”