2012 Comunicati  17 / 12 / 2012

Trentino: la cremazione massonico-conciliare a tutto gas

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 111/17 del 14 dicembre 2012, San Lazzaro

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La pratica massonica della cremazione, sempre condannata dalla Chiesa e invece permessa da Paolo VI (De cadaverum crematione: piam et constantem del 5/07/1963) e Giovanni Paolo II (nuovo diritto canonico del 1983, c. 1176 par. 3,) sta dilagando nel “bianco” Trentino. Sull’argomento gli amici dell’associazione La Torre hanno segnalato l’articolo che segue, col titolo redazionale: “I Trentini vanno su per il camino”. E’ proprio il caso di dirlo: il “cattolicesimo” ratzingeriano è tanto fumo e poco arrosto…

Cremazioni, il momento del sorpasso
di Luca Marognoli

Il sorpasso è avvenuto: oggi il numero dei cittadini che decidono di farsi cremare è superiore a quello di chi opta per la sepoltura. A Riva del Garda, nell’ultimo triennio sono stati 77 su 130, a Pergine centro più del 50% (nel Comune hanno raggiunto il 40%) e anche Trento virtualmente ha superato la fatidica soglia. «Rispetto a due anni fa – dice Carmelo Passalacqua, dirigente dei Servizi funerari di Palazzo Thun – le cremazioni sono in continuo aumento: dal 40% siamo arrivati al 45%. Il sorpasso in linea teorica è già avvenuto perché l’inumazione è anch’essa al 45% (sepoltura con sistema a rotazione, con durata minima di 10 anni, anche se la media è di 18 anni), poi c’è un 10% di sepolture private, cioè tombe di famiglia e loculi in concessione per 30 anni, rinnovabili». Con una determinazione della settimana scorsa, i Servizi funerari hanno deciso di aumentare l’impegno di spesa per le cremazioni di 60 mila euro, portando la cifra complessiva per il 2012 da 175 mila a 235 mila euro. Ma c’è un motivo specifico. «La spesa non è data solo dalla crescita dei cremati del 5%», continua Passalacqua. «Il grosso dell’impatto è dovuto alle esumazioni effettuate quest’anno per liberare l’area dove sarà realizzato il tempio crematorio. Nel cimitero di Trento le esumazioni ordinarie (per garantire la rotazione, ndr) hanno interessato il campo vicino alla chiesa, dove abbiamo liberato 200 fosse, tra primavera e autunno». […] Nei cittadini si è fatta strada l’idea che la cremazione sia una scelta più ecologica, in termini di risparmio del territorio e per motivi igienico-sanitari. Un boom spiegabile anche con l’informazione. «Solo il fatto di parlare del tempio crematorio ha fatto aumentare la percentuale e credo che quando sarà in funzione arriveremo tra il 50% e il 60%, come a Bolzano. Nel 2013 ci sarà l’affido lavori e si prevede che la struttura sia pronta a fine 2015 – inizio del 2016».

Catering, musica e proiettori per l’addio
Una “scenografia” adeguata al momento dell’addio alla salma, con fasci di luce o sipari che si chiudono sulla bara che si avvia all’incenerimento. E, nell’attesa, una sala ampia, confortevole e attrezzata dove poter proiettare immagini della vita del defunto, ascoltare musica e – per chi lo desidera – organizzare un pasto o offrire un tè ai convenuti. L’arrivo del tempio crematorio rappresenterà un passo avanti di civiltà. Perché la qualità della vita, che vede Trento sempre ai primi posti, si misura anche dal rispetto per la morte e per i defunti. Ne è fermamente convinto il dirigente dei Servizi funerari del Comune, Carmelo Passalacqua, uomo colto che da sempre ha dimostrato una grande attenzione, sia in termini filosofici che umani oltre che tecnici, per la dignità che questo momento di passaggio richiede. «Oggi la cremazione è una cosa pietosa: dopo il cimitero, si scioglie il consesso dei parenti e la salma viene caricata sul mezzo che la riporta nelle camere mortuarie in attesa di carico per Mantova.

I giorni di partenza sono lunedì e giovedì. Può capitare quindi che il corpo resti qui per tre giorni, in una stanza spoglia e senza nessuno che lo veglia. Poi viene trasportato a Mantova, in furgoni in grado di contenere 4 bare, dove nel 90% dei casi la cremazione avviene senza la presenza di parenti. Le ceneri ritornano dopo una settimana e si fissa la data della tumulazione o della consegna. Questo, a mio avviso, è un incenerificio, non un tempio crematorio. La nostra idea è di fare tutt’altro: una cerimonia appropriata, senza tempi di attesa. Con i congiunti che seguono il feretro fino al tempio, danno l’ultimo saluto nella sala del commiato e poi attendono l’urna delle ceneri guardando memorie filmate e ascoltando musica». Sono pochi i Comuni in Italia che hanno la gestione diretta dei funerali.

Trento è fra questi. Dall’inizio della messa alla consegna dell’urna passeranno circa tre ore, ma tutto sarà contestuale. Potranno essere celebrati quattro funerali, due al mattino e due al pomeriggio (si partirà a metà mattina e non alle 6 come avviene in certi forni extraregionali), con orari sfalsati di una mezz’ora. Gli impianti per la cremazione, infatti, saranno due, ma la “sala del commiato” una sola. «Da lì la salma passerà nella sala tecnologica, dove ci sono le macchine. Ma vi sarà una scenografia adeguata, a significare la sacralità del momento. Dovremo decidere quale: a Bolzano c’è l’ascensore che porta al piano inferiore la salma, a Parma c’è un fascio di luce che avvolge la bara, in altri luoghi una tenda che fa una sorta di sipario. Il processo di cremazione dura 60-70 minuti, poi c’è il confezionamento dell’urna. In un’ora e mezzo viene consegnata ai parenti, che nel frattempo sono rimasti nella sala d’attesa. Sarà attrezzata con tutti i comfort: la musica, il proiettore, ho richiesto anche degli spazi dove posizionare dei tavoli. Guardo alle tradizioni nordeuropee: in Belgio si fanno portare un pranzo o un tè con i biscottti. In certe culture la morte è abbinata al mangiare assieme, anche se certi benpensanti storcono il naso. Tutto comunque va visto come un’opportunità, non certo un obbligo.

Se in futuro il servizio verrà richiesto, ci sarà lo spazio necessario, ma è oggi che dobbiamo pensarci. Io non sono certo un ristoratore: potremo fare delle convenzioni con società di catering». Una volta consegnata l’urna, si va al loculo per la tumulazione, oppure a casa se si è decisa la conservazione nel proprio domicilio. E se qualcuno volesse disperdere le ceneri? «Nel cimitero ci sarà la facoltà di farlo nel giardino delle rimembranze. Ora si può solo in natura, in virtù di una legge che lo consente dal 2008». La cremazione è conveniente anche economicamente. «La struttura è finanziata dalla Provincia, dovremo quindi recuperare solo i costi vivi, il personale, l’energia e la manutenzione. Credo che staremo sotto i 300 euro, più o meno quello che si paga per l’inumazione. Si risparmierà sulla concessione (un loculo piccolo, che ospita anche 3 urne, costa 500 euro per 30 anni, rispetto ai 3 mila euro per 30 anni), e sul marmista».

Ma Rovereto va in controtendenza: si ferma al 28%
Solo Rovereto va in controtendenza: nel capoluogo della Vallagarina su 263 morti, 189 sono stati avviati a sepoltura e 74 a cremazione. Una percentuale del 28%, bassissima se si raffronta con quella degli altri principali centri provinciali. A Trento, dove vengono celebrati circa mille funerali l’anno, in un biennio la percentuale è salita dal 40% al 45%, raggiungendo quella dell’inumazione. Il 10% rimanente è invece riferito alle sepolture private (in tombe e loculi di famiglia). La previsione del Comune è che con il tempio crematorio a regime, si arrivi attorno al 50-60% di cremazioni. Attualmente sono in corso le esumazioni dai campi 9 e 10, dove sarà realizzato il tempio crematorio, che potrebbe entrare in funzione all’inizio del 2016. A Riva del Garda, che da Rovereto dista una manciata di chilometri, la situazione è diametralmente opposta: in tre anni sono state cremate 77 salme su 130, quasi il 60%. Da oltre un decennio l’amministrazione comunale infatti ha deciso di incentivare la pratica della cremazione in alternativa all’inumazione per ragioni ecologiche e sanitarie.

Fonte:  Trentino-Corriere Alpi

Segnalazione di Associazione La Torre