2018 Comunicati  08 / 05 / 2018

Rassegna stampa

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 44/18 del 9 maggio 2018, San Gregorio Nazianzeno
giornali Rassegna stampa (i titoli sono redazionali)
 
Iniziamo con una buona notizia
(26/3/2018) Mosul (Agenzia Fides) – Sono più di quattromila le famiglie di profughi cristiani ritornati a Mosul e nella Provincia di Ninive negli ultimi mesi, dopo che lo scorso 9 dicembre il Presidente iracheno Haider al Abadi aveva proclamato la sconfitta su tutto il territorio nazionale dei jihadisti dell’auto-proclamato Stato Islamico (Daesh). Lo ha dichiarato domenica 25 marzo Nawfal Hammadi, governatore della Provincia di Ninive. Hammadi ha anche specificato che la maggior parte di esse avevano trovato rifugio nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, dopo che – tra il giugno e l’agosto 2014 – la conquista della regione da parte dei jihadisti di Daesh aveva aveva spinto i cristiani a fuggire dalle proprie case. Secondo Hammadi – che ha rilasciato le sue dichiarazioni a Press TV, la rete televisiva in lingua inglese legata all’Iran – il flusso di rientro dei profughi cristiani alle proprie case è destinato a riprendere con intensità quando si concluderà l’anno scolastico e accademico in corso.
 
L’unica democrazia del M.O.
(28/3/2018) A due giorni dal Venerdì Santo, Israele non ha ancora rilasciato permessi ai cristiani palestinesi di Gaza per recarsi a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, come ha dichiarato il Patriarcato latino di Gerusalemme. Le autorità ecclesiastiche dicono di aver fatto domanda di circa 600 permessi per i fedeli palestinesi di Gaza, ma che non ne sia stato ricevuto nessuno. La Striscia di Gaza, che si trova sotto controllo israeliano, vive la stretta limitazione di mobilità gestita dall’esercito israeliano. Mentre nei Territori palestinesi occupati l’autorità militare israeliana ha conservato la sua politica di negare a chi lo richiedesse l’accesso alla città di Gerusalemme, rilasciando il permesso solo a persone di 55 anni compiuti. (…)
 
Caffè marocchino
(29/3/2018) Un uomo è finito in ospedale dopo un parapiglia in via Paggi, davanti al bar ristorante Primavera. Sull’accaduto sono in corso degli accertamenti della polizia, intervenuta sul posto nella serata di ieri (mercoledì 28). Secondo alcuni testimoni l’uomo finito in ospedale sarebbe di origine marocchina. Dopo aver consumato all’interno del locale si sarebbe alzato per uscire senza pagare. Una delle bariste lo avrebbe seguito per chiedergli di saldare il conto, ma in tutta risposta l’uomo le avrebbe messo le mani addosso. Questo ha provocato la reazione di altri testimoni della scena: l’uomo è stato colpito con un pugno che lo ha mandato ko sul marciapiede. Oltre la polizia è intervenuta un’autoambulanza che lo ha trasportato al pronto soccorso. 
 
C’era una volta l’Irlanda cattolica
(30/3/2018) Dublino – Per la prima volta da 90 anni, fiumi di Guinness scorrono nei pub irlandesi anche di Venerdì Santo. Nella cattolicissima Irlanda, una legge del 1927 aveva infatti vietato finora l’apertura dei locali nel giorno in cui la Chiesa celebra la passione e la morte di Gesù Cristo e prescrive ai fedeli astinenza e digiuno. La legge ora è stata cancellata dal Paese e nei pub sono state segnalate file di persone già all’apertura. Una novità accolta con favore dall’organizzazione di categoria dei gestori di pub, che stimano in 40 milioni di euro i guadagni complessivi derivanti dal giorno in più di vendite. La chiusura aveva spesso sorpreso i turisti in arrivo in Irlanda per il lungo fine settimana di Pasqua.In precedenza il divieto di apertura riguardava anche il giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda. In questo caso il bando fu revocato già nel 1962.
 
Rabbinite acuta nell’unica democrazia del M.O.
«L’idea che ci siano delle guardie armate che sequestrano il pane, perlopiù all’ingresso degli ospedali, è pura follia», dice Itai Shavit, un giovane medico trentaduenne dell’ospedale Ichilov di Tel Aviv. Oggi inizia la settimana della pasqua ebraica e in Israele le case dei religiosi vengono svuotate di qualsiasi cibo lievitato. Per ricordare la fuga dall’Egitto, quando nella fretta gli ebrei non potevano trasformare le azzime in pane, è tradizione rispettare le stesse privazioni alimentari. Ma che gli ospedali pubblici debbano istruire il proprio personale di sicurezza affinché sequestri il “chametz”, cioè le pietanze proibite, agli ingressi, è una richiesta che ha fatto molto discutere. All’entrata dell’ospedale Ichilov di Tel Aviv campeggiano poster con le immagini della matzah, il pane azzimo della festa, con la scritta «vi auguriamo una pasqua felice e kasher». «E’ un invito gentile a non introdurre cibi proibiti», dice il medico Shavit. «Questo tipo di avvertimenti ci sono sempre stati: gli ospedali pubblici vengono ripuliti di pane e cibi lievitati sotto la supervisione del rabbino responsabile prima delle feste, ed è una forma di buon senso quella di non violare le regole durante il periodo della pasqua. Gli israeliani laici sono rispettosi: durante il digiuno del Kippur non vanno in giro mangiando e guidando l’automobile (un altro divieto nel giorno dell’espiazione ndr ». Ma quest’anno le linee guida “Gran Rabbinato d’Israele” non si sono affidate solo al buon senso. «Senza eccezione – recitano – il personale di sicurezza all’ingresso deve verificare che non vengano introdotti cibi non certificati nell’ospedale, e qualora ce ne siano confiscarli fino all’uscita dei proprietari dalla struttura». La richiesta non è vincolante per gli ospedali, ma chi la viola rischia di perdere il «certificato di kasherut» rilasciato proprio dal rabbinato, e diventare quindi un ospedale infrequentabile per un pubblico religioso. (…)
 
I crimini dei terremotati
La pervicacia del sistema giudiziario italiano nell’accanirsi contro i più deboli per evitare di colpire i più forti è davvero impressionante. L’ultimo esempio (ultimo solo per ora, riusciranno a fare di peggio) è la guerra intrapresa contro i terremotati che, abbandonati dal governo e dallo Stato in genere, si sono costruiti delle abitazioni provvisorie dove continuare a vivere. Criminali! Le abitazioni devono essere abbattute ed i proprietari mandati a processo. Magari in ceppi, per soddisfare la sete di giustizia di chi si è lanciato in questa eroica battaglia contro l’abusivismo edilizio. Certo, magari prima di mandare a processo i terremotati che hanno realizzato le baracche dove sopravvivere, si sarebbe potuto e dovuto intervenire contro chi ha costruito ville e palazzi in riva al mare nelle località turistiche. Ma non si può certo penalizzare l’intraprendenza economica. Mentre se la legge è legge, non si può lasciar passare il vergognoso affronto di abitazioni provvisorie nelle aree terremotate. Perché di affronto si tratta. Nei confronti dello Stato e del governo. Le casette fai da te sono una sfida all’inefficienza pubblica, sono la dimostrazione che le promesse di Gentiloni e dei suoi ministri erano solo menzogne, sono la smentita agli impegni presi dai commissari straordinari. Dunque vanno abbattute ed i proprietari condannati con pene esemplari non tanto per l’abusivismo (diffuso e tollerato in quasi tutta Italia) quanto per l’offesa allo Stato. Ma se i magistrati così rigorosi vogliono davvero rispettare la legge senza guardare in faccia nessuno, possono cominciare ad occuparsi dei roghi tossici nei campi Rom, possono occuparsi del mancato rispetto dei decreti di espulsione dei clandestini che commettono reati e che vengono lasciati liberi di continuare a delinquere. Troppo difficile? Troppo faticoso? Beh, indubbiamente è più facile aggredire i terremotati.
 
Razza cancellata
(9/4/2018) Il Grande Oriente d’Italia lo ha fatto per primo: oggi, la Gran Loggia ha cancellato definitivamente dal proprio ordinamento la parola razza. “Noi siamo dalla parte della senatrice a vita Liliana Segre, che vuole togliere questo terribile termine dalla Costituzione italiana”, ha detto Bisi annunciando con orgoglio l’iniziativa, presa anche in onore, ha spiegato, di fratelli che hanno vissuto la tragedia dell’Olocausto, “come il Gran Maestro Onorario Nedo Fiano  e  come Gianfranco  Baroni, seduto qui tra noi”.  Una decisione che il Gran Maestro ha ufficializzato durante il dibattito dal titolo appunto “Liberi dal pregiudizio”,  che si è tenuto nel tempio aperto  a tutti a conclusione della seconda giornata di lavori della massima assise massonica in corso a Rimini e al quale hanno preso parte moderati da Umberto Cecchi,  Paolo Mieli e Annalisa Chirico. (…)