2015 Comunicati  18 / 11 / 2015

Calendario Sodalitium 2016

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 92/15 del 18 novembre 2015, Santa Geltrude

Editoriale

img288Due anniversari: il 22 dicembre 1216, Papa Onorio III, successore di Papa Innocenzo III, confermava la fondazione dei Frati Predicatori, fatta nove anni prima da san Domenico; il 24 settembre 1986, due sacerdoti dell’Istituto ‘Mater Boni Consilii’ appena fondato, si recavano a Raveau, per conoscere Mons. M.-L. Guérard des Lauriers, che di san Domenico, ai nostri giorni, è stato figlio fedele. In onore e ricordo dell’uno e dell’altro avvenimento, il calendario di quest’anno, 2016, è dedicato all’Ordine dei Frati Predicatori, che dal nome del loro santo fondatore sono detti Domenicani.
Cent’anni fa, Papa Benedetto XV, “nel settimo centenario dell’Ordine legittimamente confermato”, ebbe a scrivere al Maestro Generale dell’Ordine Domenicano la lettera In cœtu sodalium (19 ottobre 1916), dalla quale riportiamo alcuni passi, non potendola citare per intero:

Il Nostro predecessore Onorio III già espresse le lodi della Famiglia Domenicana quasi mosso da istinto di divino spirito. Infatti, a nove anni dalla fondazione dell’Ordine, con la sua costituzione edita il 22 dicembre 1216, nello stesso giorno volle dar nuove lettere apostoliche al padre e legislatore in questi termini: «Noi, nella prospettiva che i frati del tuo Ordine diverranno pugili della Fede e veri luminari del mondo, confermiamo il tuo Ordine». Che queste parole fossero vere, venne apertamente dimostrato dalla storia nel corso dei secoli fino a noi.
Infatti, per quanto riguarda l’opera e il combattimento per la fede, respinsero con forza e costanza tutti coloro che si dimostrarono oppugnatori della sapienza cristiana. In principio gli Albigesi, a debellare i quali furono divinamente indotti: e con quanta forza ne percossero l’audacia! Poi i Catari e i Patarini, poi gli Ussiti e i Novatori (N.d.R.: Protestanti), poi tutti quelli che vennero dopo: con quanta costanza e dottrina, insegnando, predicando, scrivendo furono respinti! Né scarseggiarono fra essi quelli che confermarono col sangue la professione di fede: valga per tutti quel Pietro Martire, gloria della chiesa di Verona. E chi ignora con quanto studio incessantemente rinvigorirono e difesero tra il popolo l’integrità della fede e della vita cristiana? Per non ricordare poi le altre opere istituite per la salvezza, come la Confraternita del Santissimo Nome di Gesù, la Confraternita del Santissimo Sacramento, il Terz’Ordine Domenicano e infine quanto la Chiesa ricevette dalle mani di Domenico e dei suoi seguaci: il Rosario Mariano, grande «presidio contro le eresie ed i vizi». (…) “Chi, formato in seri studi, non ammira i volumi di Alberto Magno, di Antonino, del Gaetano? Chi, dedito a studi severi e purché al desiderio di apprendere unisca l’amore alla santa Chiesa, non apprezzerà sommamente, non amerà caldamente, non seguirà col massimo affetto Tommaso d’Aquino, la cui dottrina per un dono della divina provvidenza rifulse nella Chiesa a conferma il vero e a confusione di tutti gli errori dei secoli futuri? Né si loda quest’Ordine unicamente per aver formato l’Angelico Dottore, ma perché in seguito non s’è mai scostato d’un apice dal suo magistero. (…) Chi considera queste cose, non si meraviglierà se la Sede Apostolica, occupata santamente da ben quattro di questi religiosi, ebbe sempre un gran concetto dell’Ordine Domenicano. Da esso, infatti i Romani Pontefici ricercarono spesso i soggetti da innalzare alle altissime dignità ed ai quali affidare gravissimi uffici. Ed attribuirono in perpetuo a quest’Ordine certe mansioni particolari, costituite a tutela della fede, come a commendarne l’integrità della Regola e della dottrina”.

Anche noi ci uniamo alla Chiesa in questa stima per l’Ordine Domenicano, nell’ottavo centenario della sua conferma da parte della Santa Sede. A soccorso della Chiesa, Cristo inviò ad esempio di vita veramente evangelica ed apostolica, san Francesco e san Domenico: “resta sempre, vera e luminosa, l’antifona cantata dai due Ordini: ‘il cherubico Domenico ed il serafico Francesco’ c’insegnarono la legge tua, Signore” (Mons. Benigni). Ai figli di san Francesco e soprattutto di san Domenico, la Chiesa affidò volentieri la lotta all’eresia: “le dune più resistenti alla torbida ed impetuosa marea (della spinta eversiva della crisi medioevale, n.d.r.) furono il francescanesimo e il domenicanesimo come Ordini, e l’Inquisizione con la Crociata” (Mons. Benigni). Con san Tommaso Iddio diede alla Sua Chiesa il Dottore Comune, che servì la Verità Prima al lume della Fede e della ragione. Se è vero – come scrisse san Pio X contro i Modernisti – “che il discostarsi dall’Aquinate, specialmente in cose metafisiche, non avviene senza grave danno”, allora è vanto dell’Ordine domenicano, come scrisse Benedetto XV, e a differenza di altri che a torto si reclamano da s. Tommaso, e sono invece inficiati di volontarismo, di non essersi scostato di un apice dal suo magistero. Tutto questo era ben vero, fino alla tempesta del Vaticano II, che sembra aver sommerso ogni cosa; proprio mentre scriviamo un terziario domenicano ci annuncia, la morte nel cuore, che anche la chiesa ed il convento di san Domenico in Torino sono stati abbandonati. Come stupirsene, se di san Domenico è stata abbandonata, dopo secoli, la regola, la vita religiosa, la dottrina, e persino l’abito?
Per questo, rendiamo grazie a Dio di aver conosciuto trent’anni fa, un autentico figlio di san Domenico, padre Michel-Louis Guérard des Lauriers. Egli stesso ci raccontò la sua vocazione (Roma, 1926): “Una sera – scrive don Murro – era rimasto al convento dell’Angelicum, al canto di Compieta: e allora, nel guardare la stella che è sul quadro di san Domenico e poi l’immagine di san Pietro Martire, ebbe ‘una specie di visione. In una gioia immensa di aver trovato… che il buon Dio mi scegliesse per appartenere all’Ordine della Verità. È il completamento di tutta la mia giovinezza, avevo 28 anni’ – e, spiegherà ancora – ‘fu una specie d’intuizione. Le stesse immagini che sono belle abitualmente, divenivano per me una specie di potente proiezione del Cielo. Ho visto lo splendore della Verità, lo splendore della Verità Divina’” (Sodalitium, n. 18, nov.-dic. 1988).
Contemplata, aliis tradere. Contemplare la SS. Trinità, Verità prima; dare agli uomini Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, nella convinzione che è la Verità, non la menzogna, che rende liberi: ecco il bel lascito che speriamo di aver raccolto, e di non tradire, da un autentico religioso e teologo domenicano, quale fu Mons. Guérard des Lauriers. E questi sono i principi che cerchiamo di seguire nel nostro ministero, e particolarmente nella formazione dei futuri sacerdoti, sotto la protezione di san Pietro Martire.

L’Ordine Domenicano. L’ordine fu fondato da san Domenico di Guzmán nel 1206 e approvato da Onorio III il 22 dicembre 1216. I Domenicani, che prendono il nome da Dominicus, che a sua volta ha le sue origini nel termine Dominus, Signore, vengono amorevolmente detti Domini canes: i cani del Signore, cani docili e fedeli al loro padrone. I Domenicani sono i frati dell’Ordine dei Predicatori (O.P.). Il loro programma è “la carità della verità”, e la loro vita si basa sul giusto equilibrio tra contemplazione e azione, riproponendo nella comunione fraterna, nella preghiera, nello studio e nella predicazione, il modello di vita degli Apostoli. Il loro motto: Contemplata aliis tradere, racchiude le due vite: la contemplativa e l’attiva. Con la prima l’ordine prese dal monachismo tutte le osservanze regolari, l’ascetismo, il silenzio e le pratiche penitenziali e liturgiche, innestandovi, con lo studio e la predicazione, l’attività più ampia, creando così un tipo nuovo rispondente ai tempi. Dall’equilibrio tra la vita attiva e la contemplativa è dipesa la fioritura o la decadenza dei Domenicani. Tra le finalità dell’ordine c’è la salvezza delle anime mediante la predicazione e l’insegnamento. I Domenicani hanno la regola di s. Agostino, ma si governano con costituzioni proprie, sotto l’alta direzione della S. Sede. Il loro abito è tonaca e scapolare bianco, con cappa e cappuccio nero; i conversi hanno scapolare nero. Lo stemma è la croce gigliata.

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